CASTEL DI SANGRO, PIANA SANTA LIBERATA, COME IN UNA SILICON VALLEY
E’ sabato. Un sabato sera. Con la discesa impetuosa delle ombre, salgono invece, con lentezza quasi esasperata, le nebbie sollevate dal fiume, mentre rientra l’ultimo compattatore nell’isola ecologica che ingoia con nonchalance, e adesso anche con eleganza, perfino gli scarti di qualche comune limitrofo. Un impianto che inizialmente aveva destato più di qualche perplessità, e invece ora perfettamente integrato nel contesto urbano come in tante realtà avanzate. Qualche decennio addietro, di febbraio, il territorio sarebbe stato spazzato dal vento di tramontana; una steppa segnata da bufere travolgenti di neve, e non avrebbe, come adesso, i connotati di un palpitante sobborgo industriale. Il clima sta cambiando. Piana Santa liberata non incute più i timori di un tempo. Gli ultimi ad aver memoria di lupi e nevi hanno una età da “amarcord”, mentre per i più giovani è solo il cuore palpitante di Castel di Sangro, sede di negozi e supermercati, stazioni di servizio e pizzerie, alberghi e locali notturni, officine metalmeccaniche e studi professionali. Piana Santa Liberata: valvola di sfogo al desiderio voluttuoso di crescita di una collettività dal respiro ambizioso. E’ su questa zona che si giocano i destini di una città in fase tumultuosa di sviluppo; una distesa appetitosa, solcata e divisa dalla statale 17, l’antica strada dei lanieri, lungo la quale viaggiano, ora come allora, flussi interminabili di interessi . A lato scorre silenzioso il “Sangro”, governato a monte da una diga “piovra” che a seconda delle necessità ne fa rigagnolo estivo o agitato torrente autunnale, modulando la portata idrica sulle esigenze vallive di una centrale idroelettrica. Ma è proprio tra la statale 17 e il mansueto fiume Sangro che si addensano i desideri di conquista del territorio. Ed è lì, da quelle parti che si giocano i futuri di una città dal volto sorridente ma temerario. La crescita ad ogni costo. Sembra questa la via imboccata da un medioevale agglomerato urbano cui diede titolo di città Carlo III di Borbone che probabilmente ne aveva già intuito le smanie, ma supponiamo non in questi termini. Il fluttuante ma indicativo mercato immobiliare fotografa una crescente disaffezione per le pionieristiche Roccaraso, Rivisondoli e Pescocostanzo, mentre registra vorticosi segnali verso Castel di Sangro, e manco a dirlo, proiettati tutti verso Piana Santa Liberata. La spianata appare immensa, come sono immensi gli interessi e soprattutto variegati e variamente stimolanti gli scenari che si prospettano al cospetto di una economia per nulla appagata da anni di crescita. Bisogna dare atto alla classe politica che negli anni si è avvicendata di aver saputo adeguatamente e in maniera equilibrata sostenere questa ansia di sviluppo, lungo un sentiero di continuità amministrativa perseguito con audacia ma anche buon senso, salvo qualche deviante singulto (molto presto rientrato) di una sinistra paesana, parruccona e dogmatica. La tornata elettorale di primavera porta questo stimolante fardello, aspirazioni e problematiche connesse. Per noi l’esito non appare incerto, sulla scorta soprattutto di una diffusa opinione popolare, ancorchè le urne facciano paura a tutti. Soprattutto ai meritevoli. In città c’è una targa che ricorda la sosta che fece Vittorio Emanuele II prima di incontrare Garibaldi a Taverna Catena. Un segno del destino pure quello, perché la carrozza reale solcò, manco a dirlo, Piana Santa Liberata. Perfino il vento della storia, dunque, ha reso magica e fertile la spianata di Castel di Sangro….
Luigi Liberatore