CIRO PACE: È LUI, IL PERSONAGGIO DELL’ANNO PER RETEABRUZZO
Chi vol’ va. Dicono dalle mie parti. Raccolse una pietra davanti al Santuario della Madonna della Libera e una dal Morrone in fiamme, a metà tra Pratola, il suo paese, e Sulmona, la città in cui lavora e ha molti amici. E partì. In sella alla sua bici. Senza troppe parole. Ciro, con suo cugino. E ci perdoneranno i lettori e Ciro, forte e gentile (è il caso di dirlo), se raccontiamo di nuovo questa storia datata 2017, ma in virtù di un’avventura ancora più straordinaria fino al Mar Baltico, compiuta in questo 2019 appena concluso, Reteabruzzo ritiene che sia lui a doversi meritare il podio di personaggio dell’anno. Seppur virtuale. Non ricorrendo a una scelta, sicuramente più nobile e blasonata,tra big e star del panorama nazionale o a una democratica affidata al popolo dei sondaggi, ma a quella che osserva la gente comune, capace, nella sua quotidianità, di tirare fuori il meglio di sé credendo nelle proprie forze. Non sarà stata un’avventura originale quella di Ciro Pace, operaio di 34 anni, ma, a nostro avviso, è carica di significato: è una di quelle che fanno credere che se non molli mai ce la fai e che parlano di amore per la propria terra e per la propria gente. Pur se nella Valle dell’odi et amo, dove la critica distruttiva sempre in punta di lingua e il cieco contrasto a tutto e tutti, sempre e comunque, ottusamente vincono. Pedalata dopo pedalata, paese dopo paese, tra mille difficoltà e non pochi ostacoli, Ciro attraversò l’Italia, fino in Francia, i Pirenei fin dritto a Santiago di Compostela, scegliendo le vie più lunghe. Tre settimane, o forse più. 2900 km e tanto coraggio. Ammirazione spontanea tutta per lui: credevamo fosse una delle sue tante uscite in bici nei paraggi, come moda imperante docet di questi tempi, una sfida con sè stesso. Invece, un gesto d’amore per la sua terra. Cliccavamo i like sulle sue foto quotidiane, senza conoscere la meta. La Toscana. “Un saluto, Ciro”. Poi la Liguria. “Caspita che bei posti Ciro”. Nizza…La Francia. “Forza Ciro”. La Spagna “Oh ma dove vuoi arrivare?”. I tifosi cominciavano ad aumentare, giorno dopo giorno, foto dopo foto, pedalata dopo pedalata. E cresceva l’ammirazione per “chi vol’ va”. Tenacia, determinazione, non c’è fatica che tenga. “Che forza Ciro!” Un crescendo di curiosità ed emozioni per chi ogni giorno cercava sul social l’impresa di Ciro il Grande. Senza scomodare l’antico Re. Ignari noi dei posti che visitava insieme a suo cugino e della meta prefissata. Anima grande quel ragazzo. Una scorza dura e un cuore tenero come cioccolato al sole. Pronto a portare con sé un pezzo della sua terra perché, credenza vuole, che una volta arrivati alla meta, Santiago di Compostela, si deponga un oggetto caro pregando per effetti benefici. E Ciro non portò nulla di sé, ma poggiò le pietre della sua Valle Peligna. Per la pace e la prosperità. Anche nostra. E bravo Ciro! Lo scorso luglio nuova avventura: direzione Russia. Questa volta in solitaria: prese di nuovo la sua bici e pedalò fino a San Pietroburgo per 4300 chilometri, in poco più di un mese (24 luglio-29 agosto) tanto da stupire anche il console Alessandro Monti, complimentandosi con lui personalmente nella sede russa. Tenace il ciclista di casa nostra, premiato anche dalla Regione Abruzzo. Anche in questo caso non rese nota la meta: attraversò le Alpi, l’Austria e ancora la Repubblica Ceca, la Polonia. Scegliendo percorsi impervi e pieni di ostacoli. Stessa modalità social attivata: foto dopo foto, post dopo post, crescevano fan e incoraggiamento. Oltre alla ditta sulmonese Pavind, dove Ciro lavora, che supportò questa faticosa avventura, sono stati molti, tra amici e conoscenti, a dimostrargli sostegno concreto.
Ciro può essere ben rappresentativo di un territorio come il nostro: un combattivo che non molla, emblema di tempra e carattere propri della gente di montagna che resta e resiste. Ecco perché riteniamo di dover raccontare nuovamente la storia di Ciro, conferendogli un primo piano, in virtù di quel prezioso “chi vol’va”, affinchè sia di incoraggiamento per tutti coloro che, con sacrificio e determinazione, hanno deciso di restare in questa terra, nonostante tutto. E tutti. Negli ultimi anni la bike spopola alla grande in questo territorio, contagiando grandi e piccoli, anche coloro che mai avrebbero pensato di salire in sella e scoprire sentieri tra i boschi e panorami mozzafiato, tra Parchi e Riserve, fiumi e vallate, sui monti anche con fango e neve, provando l’ebbrezza di arrampicarsi e sentirsi felici come bambini davanti a un regalo di Natale e soddisfatti se baciati dal vento che sa di libertà.
Nel 2016 Reteabruzzo raccontò anche dell’impresa di un altro giovane sulmonese, Emanuele Amato, che in 17 giorni percorse Londra-Sulmona in bici, pedalando in perfetta solitudine per 2274 chilometri. Al suo arrivo, accolto da una folla festante in strada, ricordò quella incredibile esperienza affrontata grazie a gambe e fiato, ma soprattutto testa: tenacia e forza d’animo sono preziose per non perdere mai la concentrazione e la fiducia in sé stessi. Perché davvero “chi vol’va”. Una gran bella prova di resistenza, che forgia contro gli urti della vita.
Giuliana Susi