L’ADDIO AL MARESCIALLO CICONE, “LA MAIELLA ORA LO COPRE CON I SUOI FIORI” (video)
“Fabio Cicone era uomo giusto, profondamente onesto, che andava fiero dell’uniforme, uomo intelligente, di mente acuta e brillante, persona che si nutriva di emozioni forti, che affrontava la vita a cento all’ora, petto in fuori e testa alta”. Così prima della conclusione della messa funebre, nella chiesa di Cristo Re, il capitano Fabio Castagna, comandante della compagnia carabinieri di Castel di Sangro, ha ricordato il collega maresciallo Cicone, che domenica scorsa ha perso la vita in un incidente sulla Maiella. Tante le lacrime degli amici e dei colleghi del maresciallo che si sono stretti intorno alla madre Carmelina e al fratello Umberto, anche lui maresciallo dell’Arma e comandante della stazione di Carsoli. Tra tanta folla che riempie la chiesa di Cristo Re spiccano anche le divise degli uomini del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, quegli uomini che hanno impressa l’ultima immagine del maresciallo Cicone, avendone loro recuperato il corpo senza vita in quel sentiero della Maiella, che ha segnato gli ultimi istanti di vita del sottufficiale sulmonese. Nell’omelia il cappellano dei carabinieri d’Abruzzo e Molise, don Claudio Recchiuti, ricorda il maresciallo Cicone appassionato della montagna come “cercatore di qualcosa di bello e di vero, qualcosa che non si trova nella confusione e si trova invece nel contatto con la bellezza naturale per sperimentare l’esistenza di Qualcuno e quindi cercatore di Dio”. Ma Fabio Cicone è stato, con la sua rettitudine ed il suo impegno quotidiano, anche “maestro di vita”. Il cappellano conclude chiedendo una preghiera di suffragio per Fabio ed una preghiera per i familiari.A fine celebrazione anche il generale Carlo Cerrina, comandante della Legione carabinieri Abruzzo e Molise, ricostruendo la carriera del maresciallo sulmonese, ricorda che Cicone “aveva tante passioni, la montagna e il suo cane, tra le altre” e poi si dice certo che “madre Maia, la Maiella, che ce l’ha strappato adesso lo ricopre con i suoi fiori come ricoprì suo figlio Ermes ed è ancora qui da noi”. La bara avvolta dal tricolore lascia la chiesa. In tanti al suo passaggio toccano quella bara, come a voler stringere per l’ultima volta la mano al maresciallo. Fuori della chiesa una grande folla accompagna, in silenzio, la benedizione dei sacerdoti alla salma: è l’ultimo abbraccio a Fabio Cicone.