APC SULMONA ACCORPATO AD AVEZZANO, SCOCCIA VUOLE INCONTRARE L’ASSESSORE FEBBO
Dall’attesa di un ripristino in toto dell’Agenzia di Promozione Culturale e della Biblioteca, “esiliata” nel palazzo Inps, al rischio di un suo declassamento, per accorpamento. Il consigliere regionale Marianna Scoccia vuole incontrare l’assessore Mauro Febbo. “Ci risiamo, si parla di tagli e la Valle Peligna è, come al solito, fonte prediletta per il recupero di economie, un intero bacino trattato alla stregua di un’appendice che non merita di stare al passo con il resto della Regione – afferma il consigliere regionale Marianna Scoccia -è intollerabile la continua opera di spoliazione perpetrata ai danni dell’area Peligno-Sangrina. L’ultimo sgarbo, in ordine temporale, ai danni di questo comprensorio, è l’accorpamento degli uffici dell’agenzia di promozione culturale (APC) di Sulmona e Castel di Sangro a quelli di Avezzano. Anche l’APC di Lanciano subirà la stessa sorte, e sarà accorpata alla sede di Vasto”. “Non posso, in qualità di rappresentante del territorio, soprassedere a questa grave decisione della Regione che priva un’ampia area del centro Abruzzo di importanti figure regionali” precisa Scoccia. “La logica imporrebbe, infatti, che ad essere accorpati siano gli uffici nelle sedi centrali e non le sedi distaccate che rappresentano l’unico punto di riferimento degli uffici regionali per molti cittadini” spiega il consigliere regionale che si dichiara “pronta a contrastare questo deleterio accorpamento con tutti i mezzi a disposizione, per non lasciare che Sulmona continui ad essere teatro di spoliazioni e ridimensionamenti ad opera di istituzioni che trattano ormai le aree più fragili con superficiale distacco”. “È mia intenzione richiedere l’audizione del direttore Germano De Sanctis e dell’assessore Mauro Febbo, per fare chiarezza su questa riorganizzazione degli uffici e per portare le istanze di un intero territorio – conclude il consigliere regionale – Non possiamo permetterci un Abruzzo a due velocità, non debbono coesistere nella stessa regione aree ricche di servizi e investimenti e aree dimenticate. È impensabile piegarsi ottusamente ad una logica di economia, le zone più deboli hanno l’estrema necessità di tornare al centro dell’agenda regionale”.