I “COLLAGES” DI HASSANSKY, E’ GIA’ UN SUCCESSO AL MAW
E’ già un successo di critica e di pubblico la mostra “Collages” dell’artista Hassan Yadzani, iraniano di origine e ormai da oltre trent’anni in Italia, residente a Sulmona e inaugurata sabato scorso nel Laboratorio Maw in via Morrone. Quelli in mostra sono dipinti dove l’immagine traduce in forme geometriche e campiture più nette la realtà del paesaggio, costante attrazione di Yadzani, in arte Hassanski. Ma soprattutto di collages, nuovo terreno della sua sperimentazione che in questa tecnica lenta e meticolosa, proverbialmente connessa al mondo orientale, ha generato lavori di fine struttura e di grande forza iconica ed interpretativa, spesso in relazione con le stesse opere pittoriche, a richiamare il prezioso apporto storicamente offerto da questa espressione alla ricerca artistica. “In effetti nelle tele di Hassanski – si legge nel testo del professore Raffaele Giannantonio – sono presenti sia la ‘natura naturans’ dell’albero che quella “artificiale” delle fabbriche e delle desolazioni urbane, come testimonia in modo esemplare Wrecks (2014), opera con la quale il nostro autore ha ottenuto la Menzione Speciale per Artista Straniero nella 46^ edizione del Premio Sulmona. Questa mostra presenta però delle novità sconvolgenti proprio in quanto si scopre che novità non sono ma capaci comunque di far luce su alcuni aspetti interiori dell’uomo e dell’artista. Accanto agli olii sono presenti infatti numerosi collages, operine che Hassanski ha sempre prodotto, particolarmente negli ultimi anni: una stima sommaria ne computa circa 700. Per di più, gli stessi olii nascono dai collages, che costituiscono quindi per l’artista una sorta di costante produzione parallela, divenuta di organica e vasta (…) Nei suoi collages il nostro autore non opera se non con interventi minimali o con la firma, creando mondi virtuali dall’evidente carattere metafisico, a lungo represso. Si tratta in effetti di un percorso carsico che dai riferimenti a Sironi e Carrà (ma anche a Piero Della Francesca) sfocia nell’odierna sospensione spaziale delle piccole composizioni. Vediamo quindi scorrere nei collages – ma anche negli ultimi olii – rappresentazioni di paesaggi mentali in cui sagome di alberi campeggiano in ambientazioni urbane. Qui forme verticali (allusioni stilizzate alle presenze architettoniche se non allo skyline metropolitano) nascondono in qualche misura gli stessi alberi. Castelli abbandonati, vecchie fabbriche con ciminiere, il paesaggio di Hassanski è un misto tra elementi naturali ed industriali: l’albero e nel contempo il relitto, il cui incontro supera la bellezza, denunciano la violenza esercitata sulla natura dall’uomo, la cui figura è costantemente assente dalla tela. Il significato è appunto nel contrasto dei due elementi (natura e relitti/scorie urbane) che, privo di rapporto armonico, crea un paesaggio altro, in cui non sempre la natura ha il sopravvento”. La mostra resterà aperta fino a sabato prossimo 30 novembre.