FIGLIO BOCCIATO, I GENITORI RICORRONO AL TAR CHE DA’ RAGIONE ALLA SCUOLA

Era stato sospeso con obbligo di frequenza. Una punizione che aveva avuto conseguenze per un alunno sulmonese di terza media tanto da non essere ammesso agli esami. I genitori avevano fatto ricorso al Tar contestando “disparità di trattamento, contraddittorietà, ingiustizia manifesta, eccesso e abuso di potere, travisamento dei fatti e arbitrarietà” nel provvedimento disciplinare. I genitori avevano chiesto l’ammissione del loro figlio all’esame di licenza media in quanto non sarebbe stato l’unico responsabile, tra gli alunni di una scuola media di Sulmona, per l’addebito disciplinare. I giudici amministrativi hanno dato ragione alla scuola bocciando il ricorso dei genitori. Secondo i genitori la pesante sanzione disciplinare, di sedici giorni, poi ridotti a quindici, con obbligo di frequenza, non sarebbe stata loro mai comunicata e inoltre davanti al Tar i genitori hanno contestato la valutazione data dagli insegnanti al figlio. Ma per i giudici del Tribunale amministrativo, presidente Umberto Realfonso ed estensore Maria Colagrande, le insufficienze riportate dall’alunno giustificano il giudizio di non ammissione all’esame di Stato, per il conseguimento della licenza media. Infatti, sempre secondo il Tar, l’ammissione all’esame presuppone che l’alunno abbia conseguito la valutazione di almeno sei decimi in ogni materia. Insomma sarebbe bastata una sola insufficienza per bloccare l’accesso dell’alunno all’esame di Stato. Di conseguenza, secondo il Tar, “il giudizio del consiglio di classe, nei confronti dell’alunno, non poteva avere contenuto diverso a fronte delle numerose insufficienze riportate nello scrutinio”.