SCISSIONE PD: PEZZOPANE E D’ALFONSO NON SEGUIRANNO RENZI

All’annuncio della scissione dal Pd ufficializzato dall’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sembrano al momento poche le adesioni importanti destinate a venire dall’Abruzzo. Per ora il più vicino al passaggio nella nuova formazione renziana sarebbe il deputato teatino Camillo D’Alessandro. Mentre resterebbero nel Pd sia la parlamentare Stefania Pezzopane che l’ex presidente della Regione e senatore Luciano D’Alfonso, ancora fortemente deluso per la sua esclusione all’ultimo momento dalla lista dei sottosegretari del Conte bis. “Sicuramente è importante che ci sia una forza fuori dal PD che aggreghi i moderati e con la quale allearsi pure contro le destre, ma non mi piace che questo tentativo nasca da una scissione dal PD e su input di un ex segretario – afferma la deputata Pezzopane – Così è un errore e uno schiaffo al popolo del Pd. Nel giro di un mese sono successe tante cose: alleanza con i 5 stelle e Pd al governo; Conte premier;alleanza organica coi 5 stelle nelle regioni. Tutti temi da discutere ed approfondire. Perché proprio ora una scissione? Il Paese ha bisogno di una prospettiva che non lasci più spazio ad errori e sottovalutazioni che portino la destra populista e sovranista a impossessarsi delle istituzioni”. Qualcun altro ha scelto di aderire all’iniziativa di Renzi, annunciandolo su Facebook, come l’ex segretario regionale Marco Rapino. “Oggi insieme a tanti abbiamo deciso di intraprendere una nuova strada, una nuova avventura che speriamo possa dare all’Italia il futuro che merita. In questi mesi lo scenario politico italiano si è completamente rivoluzionato e l’impegno che voglio offrire è quello di dare tutto il mio contributo per poter costruire una nuova pagina della politica italiana. Il partito democratico giocherà un ruolo fondamentale perché è una forza di governo indispensabile ma è necessario e auspicabile costruire un nuovo soggetto che sappia dialogare con tutte quelle persone che oggi non sanno chi votare e che non possono guardare al Pd come interlocutore” scrive Rapino.