“NOI PER LA FAMIGLIA” E PRO VITA E FAMIGLIA: NO AI SUICIDI PROGRAMMATI ASSISTITI

L’associazione “Noi per la Famiglia” insieme a Pro Vita e Famiglia lanciano anche in Abruzzo una campagna di sensibilizzazione e riflessione sull’eutanasia in vista della giornata del 24 settembre prossimo, quando la Corte costituzionale si pronuncerà sull’ipotesi di depenalizzazione dell’articolo 580 del codice penale: una pronuncia di depenalizzazione sancirebbe di fatto la legalizzazione dell’eutanasia e secondo le due associazioni significherebbe via libera al business delle cliniche che possono così somministrare legalmente e a pagamento il pentobarbital al costo di 15mila euro a carico del Servizio sanitario nazionale, per tutti coloro che decidano di porre fine ai propri giorni, non solo malati terminali che scelgono consapevolmente di porre rimedio in modo estremo alle proprie sofferenze. Naturalmente le due associazioni poi citano anche motivazioni etiche, non esclusivamente legate alla concezione cristiana della vita e della morte. Sempre secondo le due associazioni si aprirebbe la stagione dei “suicidi programmati assistiti” nelle strutture ospedaliere pubbliche e private senza il consenso dei familiari ma con il caso valutato dalle commissioni mediche ed amministrative interne alle strutture stesse in cui, secondo un criterio meramente economico,  è più vantaggioso per la struttura stessa porre fine alla vita di un paziente perché considerato inguaribile piuttosto che assisterlo a carico dello Stato fino alla sua fine naturale. “Come presidente dell’associazione Noi per la Famiglia dell’Abruzzo – scrive in una nota Carola Profeta – abbiamo aderito alla campagna di sensibilizzazione insieme agli amici dell’associazione Pro Vita e Famiglia, che si concluderà sabato 14 settembre. Il nuovo governo ha eliminato il ministero della disabilità e nel suo programma ha inserito tra le sue priorità la discussione e l’approvazione della legge sul suicidio assistito e sull’eutanasia.  Noi invece chiediamo alle istituzioni di dimostrare che l’Italia è ancora un paese civile dove chi soffre non viene scartato ma viene tutelato e difeso. Dove la sofferenza non viene eliminata per legge, ma viene alleviata con tutti i mezzi scientifici, tecnologici, sociali, psicologici ed etici, a disposizione”.