L’ONCOLOGO ANTONUCCI: UNA SANITA’ MIGLIORE PER L’ABRUZZO, TROPPI ABRUZZESI COSTRETTI A CURARSI FUORI REGIONE
L’Abruzzo ha sicuramente bisogno di una sanità migliore e il compito essenziale perchè questo avvenga è affidato a chi ha potere di decidere. Il monito viene lanciata da un luminare della medicina, un oncologo di origine abruzzese, Adelmo Antonucci, 59 anni, responsabile di Chirurgia Oncologica ed Epato-bilio-pancreatica dell’Ospedale Policlinico di Monza, che sta trascorrendo un periodo di vacanza a Civitella Alfedena, paese d’origine. Antonucci lancia un appello affinché l’Abruzzo possa avere una sanità di eccellenza e non costringa gli abruzzesi ad emigrare fuori regione per farsi curare. “Credo che i problemi in campo sanitario dell’Abruzzo non vengano dalla popolazione ma da chi decide i programmi e chi deve fare questi programmi. L’Abruzzo non ha bisogno di geni esterni, l’Abruzzo è dotato di persone fortemente qualificate, di persone che fuori dall’Abruzzo hanno trovato il loro spazio e dimostrato le loro qualità. Occorre che chi decide capisca le grandi potenzialità dell’Abruzzo e degli abruzzesi e le utilizzi nel migliore dei modi” spiega Antonucci. “Ritengo che in Abruzzo, alla luce delle esperienze che ho avuto la fortuna di fare, sia una terra in cui nell’ambito sanitario si può fare molto di più”, continua il professore. “Ormai già da otto anni sono di nuovo via dall’Abruzzo e purtroppo, questo lo devo dire, tante, tante persone dell’Abruzzo mi hanno seguito mi seguono e continuano a cercarmi – sottolinea Antonucci – evidentemente perché in Abruzzo non trovano sempre le risposte che vorrebbero. Questo è per me un dolore non è una felicità perchè la malattia, soprattutto la malattia oncologica sulla quale io mi sono specializzato, avendo lavorato per cinque anni all’istituto nazionale dei tumori e che seguo da trenta, è una malattia che non colpisce soltanto il paziente ma l’intera famiglia. Il pensare e vedere persone che vengono dall’Abruzzo attraversando tutta l’Italia per curarsi con grande dispendio di energie economiche mi crea disagio. Lo crea a me e alle famiglie dei pazienti costrette a spostarsi e a lasciare figli, lavoro e affetti in Abruzzo per periodi anche molto lunghi a seconda della patologia, con spese importanti”. “La mia esperienza parte dal centro trapianti di fegato di Genova dove mi sono occupato fondamentalmente di oncologia e di trapianto, era una scelta mirata a patologie importanti – ricorda l’oncologo – nel tempo ho cercato di sviluppare con stage ripetuti all’estero, Parigi, Innsbruck, Inghilterra Bruxelles proprio per cercare di migliorarmi, una sorta di sfida con me stesso per vedere dove potevo arrivare. La fortuna ha voluto che questo in qualche modo si realizzasse. Lo dico con grande modestia e con un certo orgoglio perché ho avuto la possibilità di curare tante persone dell’Abruzzo, la mia regione, una terra alla quale sono e resto fortemente legato”. “Primo perchè ci sono nato, per la storia della mia vita e perché ritengo che l’Abruzzo, alla luce delle esperienze che ho avuto la fortuna di fare, sia una terra in cui nell’ambito sanitario si può fare molto di più e sia perché la realtà abruzzese lo richiede” precisa Antonucci, tornando poi a sottolineare come quello di tante persone malate costrette ad emigrare per avere cure adeguate sia un problema affrontato tutti i giorni. “Infatti il 40% delle persone che curo viene da fuori della Lombardia, soprattutto dal centro-sud. E questo secondo me è un’ingiustizia che, secondo me, con un ragionamento più esteso può essere superato” tiene a precisare Antonucci. “Con me oltre alle competenze e professionalità che ho potuto sviluppare, porto l’abruzzesità che è un valore che non è facile trovare, lo dico da abruzzese e da cittadino italiano. Il calore, la partecipazione emotiva di un abruzzese nei confronti di un altro abruzzese non l’ho trovato ancora in un’altra terra” afferma il professore. “Mentre in campo sanitario il disvalore credo che non venga dalla popolazione, credo che venga da chi decide i programmi, credo che venga da chi stabilisce nelle stanze dei bottoni che cosa fa e chi lo fa. L’Abruzzo non ha bisogno di geni esterni, l’Abruzzo è dotato di persone fortemente qualificate, di persone che fuori dall’Abruzzo hanno trovato il loro spazio è dimostrato le loro qualità. Occorre che chi decide capisca le grandi potenzialità dell’Abruzzo e degli abruzzesi e le trasferisca” conclude Antonucci.