CAVA ALLE SORGENTI DEL PESCARA A POPOLI, DENUNCIA DEL FORUM H20

Per il Forum H2O è in corso un altro ”Attacco all’acqua. La Regione Abruzzo tra l’acqua potabile e una mega-cava sceglie la cava”. Il Comitato Via, secondo l’associazione ha espresso ”parere favorevole della cava da 2,5 milioni di metri cubi a monte delle Sorgenti del Pescara a Popoli, in piena Zona di Protezione per la ricarica della falda. Gravissime e palesi incongruenze negli studi ma copre la decisione con una foglia di fico: fare il piano di emergenza e depositare ulteriori approfondimenti”. ”Dopo Bussi e il Gran Sasso non si apprende dagli errori, alla faccia dei cambiamenti climatici e del rischio siccità. E’ un vero e proprio attacco all’acqua quello della Regione Abruzzo che in comitato VIA esprime parere favorevole alla mega-cava di Popoli da 2,5 milioni di mc proposta dalla Fassa Bortolo a poche centinaia di metri a monte delle più grandi Sorgenti del Centro Italia, quelle del Pescara, da cui emergono ogni secondo ben 7.000 litri di acqua purissima. È una Riserva naturale regionale e Sito di Interesse Comunitario”.  ”Nonostante critiche precise e puntuali, con studi dei geologi del Governo degli Stati Uniti sui rischi delle cave per le acque in contesti carbonatici e di eminenti ricercatori che hanno sottolineato la strategicità di questa riserva idrica, a quelli che erano a nostro avviso documenti assai carenti e anche fuorvianti, con limiti ammessi dagli stessi redattori degli elaborati e clamorosi dietrofront sulle caratteristiche dell’acquifero (consigliamo vivamente di vedere il video dove spieghiamo, carte alla mano, questi incredibili e a tratti imbarazzanti passaggi. https://www.facebook.com/augusto.desanctis/videos/10215629081613 020/), il Comitato VIA copre la decisione con una vera e propria “foglia di fico”, prosegue il Forum. ”Si ammette che la cava è in piena zona di protezione per la ricarica delle falde idropotabili, dove la proposta di regolamentazione della stessa regione prevede il divieto di autorizzazione di cave in connessione con la falda, ma si approva lo stesso rimandando ad ulteriori studi. Incredibilmente non si tiene conto che queste ricerche già esistono, fatte su sondaggi concreti, che confermano l’alta permeabilità dell’area. Ci si chiede, quindi, su quali documenti abbiano fondato la loro scelta. Inoltre, basta leggere le prescrizioni per capire la debolezza concettuale della decisione. Visto che ci possono essere sversamenti di idrocarburi, si richiede la pianificazione di emergenza, ammettendo così i rischi per il più grande patrimonio idrico del centro Italia, una vera e propria riserva strategica nell’epoca dei cambiamenti climatici. In una situazione in cui il 50% degli acquiferi della regione è già “perso” in quanto inquinato, questa regione è refrattaria a qualsiasi azione per la tutela vera dell’acqua e per l’applicazione dei principi di prevenzione e precauzione. Ovviamente continueremo a seguire l’iter del progetto ma è veramente sconsolante il quadro della situazione, mentre gli scienziati dell’ONU continuano a lanciare allarmi sugli effetti dei cambiamenti climatici anche sulla disponibilità idrica e la stessa Roma capitale lo scorso anno è andata in crisi di approvvigionamento di acqua potabile. Niente, neanche davanti a questi allarmi si reagisce come si dovrebbe e si preferisce puntare sulla “notoria” capacità del paese di gestire le emergenze