VILLA GIOIA ANCORA CHIUSA, VENTRESCA (AIAS) TORNA A DENUNCIARE IL CASO

Resta ancora chiusa e senza futuro Villa Gioia, struttura del progetto “Dopo di noi” voluta dall’associazione Aias di Sulmona finanziata per l’80% dalla Regione, per il restante 20% dalla Fondazione Carispaq, oltre donazioni private e manodopera volontaria. A ricordarlo è Sante Ventresca, presidente dell’Aias, che ha preso atto con soddisfazione dei fondi che la Regione ha messo a disposizione del Comune per il completamento dei lavori dell’edificio comunale di S.Rufina, centro di accoglienza per disabili dell’Anffas che coglie subito al volo l’occasione per riproporre il caso di Villa Gioia, edificio già pronto e situato nelle vicinanze della stazione ferroviaria di Introdacqua, lungo la strada per Introdacqua, denunciando anche le gravi difficoltà in cui si dibatte l’Aias. Difficoltà che si ripercuoto sui disabili assistiti. La residenza di mille metri quadrati si estende su diecimila metri quadrati di terreno, completamente priva di barriere architettoniche, con parcheggio e spazio verde anche per attività di floricoltura e orticoltura, ha all’interno venti posti letto con bagno e doccia per ogni camera, spazi per aggregazione e conferenza, refettorio, palestra e laboratori; è stata autorizzata all’esercizio ai sensi della legge regionale 2 del 2005, è stata visitata dai Nas di Pescara, ottenendo una relazione del tutto positiva per la realizzazione. “Terminati i lavori di costruzione nel 2012, è stata presentata alla stampa, ma per tutte le amministrazioni regionali e comunali che si sono alternate non c’è stato alcun interesse per poterla far funzionare con accreditamento regionale o comunale anche per dare venti posti di lavoro a costo zero per le amministrazioni, oltre agli indotti, in quanto attualmente i ragazzi con disabilità grave e gravissima vengono ricoverati, purtroppo, addirittura fuori della provincia dell’Aquila con costi abbastanza elevati a carico della Regione” sottolinea Ventresca.  “L’associazione non potrà più accogliere i ragazzi nel Centro diurno, purtroppo, non potendo più provvedere alle spese di trasporto e riscaldamento, poiché, nonostante le ripetute richieste al Comune di un contributo in attesa del giusto accreditamento dovuto con il vecchio piano sociale prorogato per quattro anni, l’ultimo contributo risale all’anno 2015. Inoltre, le dipendenti attendono lo stipendio da sette mesi”.