PORTE SBARRATE NELLA SEDE PD, COMINCIA LA RESA DEI CONTI
Porte sbarrate nella sede del circolo Pd. Le ha trovate oggi pomeriggio un gruppo di iscritti, tra cui l’ex consigliere regionale Bruno Di Masci e l’ex assessore comunale Luciano Marinucci, che intendevano riunirsi, in autoconvocazione, per discutere del gravissimo momento politico. Ma la serratura del portone di corso Ovidio è stata cambiata, segno che il commissariamento resta e il segretario regionale Marco Rapino intende avviare una resa dei conti, alla luce della decisione di due consiglieri comunali Pd, Alessio Di Masci e Fabio Ranalli, già segretario del circolo, di firmare le dimissioni da palazzo S.Francesco. Altre misure, oltre il cambio della serratura, mediterebbe però il segretario regionale del partito, che del caso Sulmona investirà anche la commissione di garanzia del Pd, per fare chiarezza su quanto accaduto in queste ultime settimane. Invece, davanti al rumore di quanto accade in casa Pd, dopo l’esplosione della crisi, i socialisti chiedono scusa alla città per quanto accaduto in questi giorni, con la conclusione anticipata della consiliatura. “Tutte le rappresentanze, nessuna esclusa, politiche e civiche, rappresentate nell’assise comunale si sono rivelate per l’ennesima volta incapaci di dialogare e trovare le soluzioni agli urgenti e improrogabili problemi che attanagliano la nostra città” sostengono i socialisti. “Noi chiediamo scusa, in questa vicenda non ci sono vincitori ne vinti, ma a perdere ancora una volta sono gli interessi e l’immagine di Sulmona”. I socialisti tengono a sottolineare che “di concerto con il segretario regionale PD, Marco Rapino, e il presidente Luciano D’Alfonso, il Psi è stato dall’inizio alla fine di questa ultima crisi attivo protagonista nel cercare una soluzione condivisa con tutte le forze di centro-sinistra per uscire da questo stagno, rendendosi disponibile a tutti i passi indietro chiesti per favorire una ricomposizione del centro sinistra cittadino”. I socialisti concludono precisando che “la loro disponibilità è stata totale senza nulla chiedere in cambio e a nulla è servita, perché evidentemente il disegno era un altro, mentre non si è capito perché alcuni protagonisti di questa vicenda abbiano traccheggiato per due settimane collezionando incontri con Rapino e D’Alfonso, alzando sempre di più il tiro sulla composizione della nuova Giunta, quando avevano già deciso di andare allo scioglimento del Consiglio e quindi alle elezioni. A testimonianza di ciò ci sono le firme di 9 consiglieri che parlano chiaro al di là di ogni ragionevole dubbio”.