PADRE UCCISO A POPOLI, PER IL PERITO L’OMICIDA “INCAPACE DI INTENDERE E VOLERE”

Al momento dei fatti “era totalmente incapace di intendere e volere in quanto affetto da ritardo mentale grave e psicosi cronica. La totale incapacita’ persiste tuttora”. E’ quanto ha stabilito la perizia dello psichiatra, Maurizio Cupillari, discussa questa mattina davanti al Gup del Tribunale di Pescara, Nicola Colantonio, richiesta dal legale Paolo Marino, difensore di Corazzini, 42enne di Popoli, accusato di aver ucciso  il padre a coltellate nella loro abitazione in via dei Tigli, a Popoli, nell’agosto 2013.  Il perito ha anche accertato che Corazzini “non e’ socialmente pericoloso; deve essere pero’ monitorato e seguito adeguatamente ed e’ necessario che assuma costantemente una terapia farmacologica. Le due sorelle non possono occuparsi di lui adeguatamente. Pertanto deve rimanere ricoverato presso una struttura protetta”. Il pm Silvia Santoro, alla luce delle conclusioni del consulente, aveva chiesto l’applicazione della misura di sicurezza, ma l’avvocato Marino si e’ opposto evidenziando che il suo assistito, in stato di liberta’ dal 29 luglio del 2014, e’ gia’ ricoverato a Villa Serena, dove ha scelto di recarsi volontariamente per sottoporsi alle cure. Richiesta del pm, dunque, respinta dal giudice per le udienze preliminari.  Lo psichiatra ha, inoltre, accertato che il 43enne non e’ in grado di partecipare coscientemente al procedimento a suo carico.  Il gup ha pertanto sospeso la procedura e si e’ riservato di nominare un curatore. L’udienza è stata rinviata al 30 giugno prossimo per valutare la pericolosita’ sociale dell’imputato. Secondo l’accusa, l’uomo, che deve rispondere di omicidio volontario pluriaggravato, dopo una violenta lite avrebbe aspettato che il padre si mettesse a dormire, lo avrebbe raggiunto in camera da letto e colpito al torace e al collo con un coltello che aveva preso in cucina. Il 42enne all’epoca dei fatti era da tempo in cura nel centro di igiene mentale di Tocco da Casauria ed era stato affidato al genitore, in quanto ritenuto seminfermo di mente. Negli anni ’90 fu condannato per omicidio volontario in primo e secondo grado per  aver picchiato e ucciso un anziano, da cui avrebbe subito, a suo dire, attenzioni a sfondo sessuale. La pena venne prima attenuata in appello, grazie al riconoscimento dell’attenuante della provocazione, e poi condonata con la grazia, che gli fu concessa dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.