CRISI A PALAZZO, GLI UMORI DEL POPOLO TRA COLOR CHE SON SOSPESI
“Ma che dici, secondo te casca?”. Dieci giorni senza Giunta a palazzo San Francesco, dove la crisi politica si è acuita al punto che sembra non lasciare intravedere la luce in fondo al tunnel. Il sindaco, trincerato tra ansiosi grattacapi e silenzi stampa, chiuso e rinchiuso tra la stanza dei bottoni al primo piano di via Mazara e il suo studio, impegnatissimo tra riunioni e consultazioni fino tarda notte, (l’ultima ieri) alla continua e spasmodica ricerca di cinque nomi, cinque professionisti fuori da partiti e da “capi e capetti”, pronti a metterci la faccia per non far affondare una nave da fin troppo tempo in balia della tempeste in alto mare, caparbiamente vorrebbe proseguire la corsa, senza freni a testa bassa. Come un toro scatenato nella festa di Pamplona. Con il rischio di restare isolato. Solo contro tutti. Senza più ascoltare nemmeno i vertici di partito che ieri sera lo avrebbero consigliato di frenare e rassegnare le dimissioni. Secondo le ultime indiscrezioni. Un’azione che verrebbe letta come prova di dignità politca, una sorta di eutanasia dopo una lunga e complicata agonia, secondo qualcuno dell’opposizione che non vede l’ora di farlo fuori per accaparrarsi la poltrona, dato che già nei giorni scorsi si allestivano banchetti come anteprima di campagna elettorale in alcuni ristoranti di città. Uno scatto d’orgoglio, invece, sarebbe quello che sta spingendo il sindaco a non mollare, tentando il tutto per tutto per non lasciare un lungo vuoto in cui andrebbe a sprofondare la città con il commissariamento, che potrebbe finire nella primavera del 2017, in piena celebrazione del bimillenario ovidiano. Ieri sera, sembrava si fosse arrivati vicini alla quadra del cerchio con cinque nomi pronti per comporre la squadra, ma sembra che solamente l’avvocato Anna Berghella avrebbe accettato un’eventuale nomina. Molti i contattati che avrebbero declinato l’offerta in questi giorni, come Roberto Di Pardo, Claudio Mariotti, Antonio Iannamorelli, Lucio Cafarelli. A molti, forse, non sarebbe apparsa opportuna l’occasione da prendere al volo per far ripartire un treno, che rischia di finire su un binario morto. Però la partita è tutta aperta, in quanto la sfida potrebbe rivelarsi anche vantaggiosa, dando finalmente una svolta con una squadra valorosa e capace di raddrizzare le sorti di una Sulmona cupa. E intanto la città è in attesa. Nonostante la politica non appassioni più i cittadini come una volta, questa situazione comincia a preoccupare. Lo si nota sui volti della gente quando si avvicina e chiede “Si sa qualcosa oggi?” “Casca o non casca?”. “E’ fatta la nuova Giunta?” Ogni giorno la domanda è sempre la stessa. E dopo dieci giorni, la preoccupazione in crescendo comincia a contagiare sempre più persone. Nei bar, nelle piazze, nelle file alle casse nei supermercati, sui social. Si è tornati a parlare di politica. Ognuno con la sua teoria e la sua soluzione in tasca. Anche coloro che di politica non ne masticano proprio. Improvvisandosi politologi, un po’ come quando ci si sente un po’ tutti ct della nazionale quando gioca l’Italia ai mondiali. Una volta scrivemmo che in questo mandato era la giunta con la valigia sempre pronta, basti pensare che nei primi otto mesi di governo cambiarono due volte i giocatori a partita cominciata, dopo aver affrontato tre crisi politiche, di cui una risolta la prima volta mantenendo la stessa squadra,la seconda con la resistenza,l’ultima, a febbraio 2014, piegando la testa per amor di patria. Come Pd comandava. Tra febbraio e marzo 2015, il terzo rimpasto, con l’ingresso dei socialisti in giunta. A un anno di distanza, con la quarta crisi politica si sta in attesa. Come alla fermata di un tram che non passa mai. “Casca o non casca?”.