A ROMA LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO SULLA BASILICA DI PESCOCOSTANZO
“Come si e’ potuta produrre e accumulare – per almeno tre secoli, dai primi del ‘500 alla fine del ‘700 – una raffinata e costosa creazione d’arte in un centro abitato cosi’ piccolo, Pescocostanzo (oscillante allora tra i 1000 e i 2000 abitanti; oggi circa 1200), incassato tra le montagne d’Abruzzo a 1400 metri di altitudine?” E’ questa la domanda che pone il linguista e filologo Francesco Sabatini nel libro La Basilica di Santa Maria del Colle a Pescocostanzo, della casa editrice Edizioni Menabo’. Il volume sara’ presentato martedi’ 26 gennaio alle 17,30 nel Palazzo Altieri a Roma. L’incontro sara’ moderato dal giornalista Guido Alferj ed interverranno Giovanni Sabatini (Direttore generale ABI), Gaetano Basti (Direttore editoriale Menabo’), Lucia Arbace (Direttore Polo Museale dell’Abruzzo), Maria Giulia Picchione (Soprintendente Belle Arti e Paesaggio dell’Abruzzo) Anna Colangelo (Funzionario storico dell’arte Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio) Luciano D’Angelo (Fotografo) Mauro Vitale (Fotografo) Roberto Sciullo (Sindaco di Pescocostanzo) Pasquale del Cimmuto (gia’ Sindaco di Pescocostanzo) Angelo Spina (Vescovo di Sulmona Valva) Francesco Sabatini (Presidente Emerito dell’Accademia della Crusca) Giovanni Legnini (Vice Presidente CSM).
La presentazione del libro (che segue quella di Pescocostanzo e a Milano) rappresentera’ un’ulteriore occasione per approfondire gli aspetti storici, artistici e culturali che rendono la Basilica di Santa Maria del Colle a Pescocostanzo, uno dei capolavori d’arte presenti in Abruzzo, “risultato dell’aspirazione al bello – cosi’ descritta da Sabatini – che una intera comunita’ ha coltivato nei secoli, sin da quando, posta sulla via di collegamento tra le capitali dei due Ducati longobardi di Spoleto e Benevento rientro’ nell’ottica di Montecassino che, proprio intorno ad una primitiva cella di Santa Maria, fondata sul pesculum che da’ il nome all’abitato, vi inizio’ una attenta riforma agraria, tesa a far emergere fruttuosamente le potenzialita’ economiche del territorio. Il ceto dirigente, robusto economicamente ed evoluto culturalmente fu in grado di attrarre quelle compagnie di artigiani dell’edilizia, dell’intaglio, del ferro battuto, dei marmi, degli stucchi, i cosidetti mastri lombardi, che lasciarono notevoli tracce in tutta la regione e che costituirono un vero caposaldo nella piccola ma ricca Pescocostanzo”.