LA CANONIZZAZIONE DI CELESTINO V, UN’OPERA PER RIAPPROPRIARSI DEL SANTO DEL MORRONE
La canonizzazione di Pietro da Morrone, Celestino V, dal processo storico di Sulmona al “Summarium” di Parigi, dal verbale dell’ultimo Concistoro segreto di Parigi alla Bolla di canonizzazione emanata ad Avignone, è stata ricostruita con il supporto di documenti autentici da Ilio Di Iorio e Stefania Di Carlo nel volume “Pietro da Morrone – Celestino V, da eremita a santo” presentato oggi pomeriggio nella sala del Centro pastorale diocesano. Con gli autori hanno partecipato il vice presidente della Fondazione Cassa di Risparmio dell’Aquila, Domenico Taglieri, il vescovo Angelo Spina e il presidente dell’associazione culturale Borgo Pacentrano, Raffaello De Angelis, che ha moderato l’incontro. “Questa occasione culturale dedicata a papa Celestino è solo la prima di una lunga serie di iniziative che bisognerà preparare e proporre per rilanciare l’importanza storica dell’eremita del Morrone e poi pontefice che gran parte della propria esistenza ha trascorso qui a Sulmona, nell’eremo di S.Onofrio – ha sottolineato Taglieri – la città di Sulmona deve quindi riappropriarsi, a buon diritto, di questo personaggio”. La figura di papa Celestino come simbolo di fraternità e di misericordia è stato invece messa in luce dal vescovo Spina. “La sua opera fu ricca di umanità ed emanò la Bolla del Perdono, la Perdonanza, proprio come atto di misericordia vedendo L’Aquila spaccata e quindi l’opera di Celestino fu quella di restituire umanità all’umanità” ha sottolineato il vescovo, elevando Celestino tra i personaggi di maggior luce della storia della Chiesa ma anche come simbolo dell’imminente Giubileo della Misericordia. Ilio Di Iorio, entrando nel vivo dell’opera pubblicata, il primo volume che ricostruisce l’intera vicenda della canonizzazione di Celestino, ha ripercorso le tappe principali del suo certosino lavoro di traduzione dei testi dal latino. Dai testi che narrano delle testimonianze sui miracoli operati dal santo eremita fino ai verbali elaborati dai porporati per giungere alla canonizzazione. “Solo uno studioso preparato, attento e meticoloso, unico come Di Iorio ha potuto proporci una traduzione concepita in una prosa lineare e perfettamente aderente al testo originario” ha precisato la professoressa Di Carlo. E anche Di Iorio ha raccolto l’auspicio del vice presidente della Fondazione Carispaq ricordando come Celestino V e Ovidio siano sulmonesi da valorizzare al massimo. “Il volume elaborato fin dal 1999 ricostruisce in modo ponderoso e preciso il processo di canonizzazione di Celestino che nacque anche dall’intento del sovrano francese Filippo il Bello e dal papa Clemente V di attribuire un meritato riconoscimento all’opera di Celestino, penalizzato fortemente dalla figura di Bonifacio VIII” ha spiegato l’autrice. Furono oltre 300 i testimoni ascoltati per attestare i miracoli operati dall’eremita del Morrone. In tutto furono 159 i miracoli accertati, una quarantina avvenuti anche dopo la morte di Celestino. Solo 19 però vennero menzionati nella bolla di canonizzazione. “La grandezza di questo eremita e pontefice si dipana lungo l’arco di tutta la sua esistenza e si diffonde ovunque nel mondo – ha concluso Di Carlo – non è un caso che Benedetto XVI sia venuto in visita in questa città, proprio per onorare la memoria e la santità di papa Celestino e questo volume è stato donato anche a papa Francesco, che ha subito mostrato grande interesse per la figura di questo suo predecessore”. Anche l’autrice ha auspicato una riappropriazione piena della figura di Celestino da parte dei sulmonesi e dei peligni, per il profondo significato e per l’attualità che ancor oggi riveste la sua missione.