VIOLENZA SULLE DONNE: UNA STORIA SENZA FINE
Che la situazione della donna, che subisce violenza, non sia cambiata di molto in diciotto anni, anzi peggiorata contando i casi di femminicidio e migliorata in termini di legge, è la considerazione preponderante che continua a ronzare nella testa al termine di un interessante incontro, organizzato dall’Inner Wheel di Sulmona, che si è svolto ieri sera nella sede della comunità montana peligna, incentrato sul tema della violenza sulle donne, in occasione della del 25 Novembre, leitmotiv al fatto di cronaca risalente al 20 agosto 1997, mai dimenticato dai sulmonesi: il massacro del Morrone, in cui furono uccise, per mano di un pastore macedone, due giovani donne padovane, Diana e Tamara, la cui memoria è ricordata su una targa in località Mandra Castrata, alle pendici del Monte. Unica sopravvissuta fu Silvia, che riuscì a fuggire. Emozioni, ricordi, cronaca, inchiesta giornalistica si sono alternati con le riflessioni sullo stalking e sul femminicidio anche fuori dalle mura domestiche, su quanto è stato fatto e quanto ci sia ancora da fare, in termini di legge, di prevenzione, di sostegno psicologico e fattivo a donne maltrattate e in difficoltà, in riferimento alla Casa delle Donne a Sulmona (unica struttura di accoglienza temporanea protetta in Abruzzo creata nel 2005) al centro antiviolenza “La Libellula” (sportello di ascolto con consulenza psicosociale e legale per donne vittime di violenza istituito nel 2008 dalla Comunità Montana Peligna), entrambi gestiti dalla cooperativa Horizon Service, i cui vertici hanno annunciato di fornire in una prossima conferenza stampa i numeri sui casi di donne che hanno subito violenza. Durante la conferenza, moderata dalla presidente del club al femminile, Chiara Buccini, si sono susseguiti gli interventi di Liliana Caravelli, psicologa del centro antiviolenza di Sulmona (presente anche Laura Di Nicola, assistente sociale del centro), Luisa Taglieri, vice sindaco e avvocato, la quale si è soffermata sul supporto legislativo e l’introduzione di decreti e norme in questi ultimi anni per tutelare le donne “le quali devono avere coraggio nel denunciare fatti di violenza”.
Spazio, infine, al libro “Il sentiero delle signore”, scritto dalla giornalista sulmonese Maria Trozzi, in cui si ricostruisce, attraverso atti, documenti, verbali e ricerca, la tragedia del Morrone, partendo dalla cronaca di quel 20 agosto, raccontando i giorni delle indagini, fino all’arresto di Alivebi Hasani, passando per le fasi della vicenda giudiziaria fino alla sentenza di condanna all’ergastolo nel 2000 del mostro del Morrone e al suo rimpatrio nel 2005, per scontare la pena in Macedonia. Un tragico fatto che, come ha ricordato la scrittrice, ha colpito profondamente la nostra comunità segnando di tristezza quel “sentiero delle signore”, percorso sul Monte Morrone facilmente affrontabile. A raccontare l’origine di quell’itinerario è stata Annita Zinni, ex insegnante ed ex coordinatrice Idv, la quale, seduta tra il pubblico, ha spiegato di essere stata lei stessa, insieme a suo marito a individuare e segnare il sentiero che per la sua semplice percorribilità fu chiamato “delle signore”. L’autrice, nel suo intervento, ha premuto, inoltre, sulla figura di Silvia, l’unica scampata alla furia omicida del macedone, sull’aspetto psicologico, sulle conseguenze della brutalità, fino ad arrivare all’attuale termine femminicidio, all’epoca era inesistente. Seduta in platea anche il sostituto procuratore del tribunale di Sulmona, Aura Scarsella, che all’epoca dei tragici fatti coordinò le indagini. Invitata a prendere la parola, ha riportato brevemente una riflessione sul caso, ma soprattutto sul fatto che a distanza di tanti anni per la donna non è cambiato nulla, se non il numero aumentato di casi di uccisioni e violenze (o venuti alla luce, si potrebbe pensare). Come dire, in sostanza che ad oggi è ancora pericoloso per una signora andare da sola in montagna. Andando alla ricerca del fulcro del problema, infine, bisognerebbe pensare a istituire strutture che si occupino dell’altra parte, dei maltrattanti, perchè, infondo, non basta dare un “rifugio” alle donne. “Siamo soddisfatti della riuscita della manifestazione” ha commentato la presidente del club, Chiara Buccini “per la partecipazione registrata e per l’interesse mostrato dal pubblico ad un tragico fatto rimasto scolpito nella mente dell’opinione pubblica”. g.s.