UN MUSEO CHE RACCOLGA IL MEGLIO DELL’ARTE ABRUZZESE
Sig Direttore,
succede a volte che non la povertà ma la ricchezza crei problemi. Accade in Abruzzo, a Pescara. Un incredibile tesoro d’arte, accumulato lungo una vita da un signore rapito dalla grande bellezza, giace nella sua casa, fuori dalla vista di tutti. Renato Colantonio era un persona unica. La passione inesauribile per l’arte lo animava e dava autenticità alla sua vita. Ma il grande collezionista non era chiuso nel godimento egoistico della bellezza. Avrebbe voluto che, alla sua scomparsa, la collezione divenisse patrimonio e piacere estetico di tutti. Aveva, a questo fine, attivato contatti, ma inutilmente, con il museo Michetti di Francavilla. Ora, che quel tesoro inestimabile va reso pubblico, sembra che le autorità cittadine lo vivano più come un problema che come una straordinaria risorsa, una grande opportunità. La collezione nata quarant’anni fa, fu costruita per amore, pezzo dopo pezzo, scegliendo il meglio. Un numero impressionante di opere, 458 di 25 artisti. Apparivano, una volta, nelle corti e nei musei più prestigiosi d’ Europa. Un ulteriore aspetto rende unica la collezione: sono solo artisti abruzzesi, fra ottocento e novecento. Opere, per la maggior parte, inedite non solo per il pubblico ma anche per gli esperti. Il meglio della produzione artistica regionale, da Michetti a Pasquale e Raffaello Celommi, a Cascella, Palizzi , Patini, Smargiassi. Una piccola Louvre abruzzese, la definisce Massimo Cutò su “La Nazione”. Si parla molto di turismo di qualità, di turismo culturale. Quale eccezionale richiamo può venire da un museo, pubblico o privato, che raccolga il meglio dell’arte abruzzese?
Ezio Pelino