FACCHINI “CON DECRETO LORENZIN L’OSPEDALE DIVENTA DI COMUNITA’ “

Spingere il Ministro alla sanità a modificare il decreto per andare in deroga per situazioni specifiche di zone ospedaliere che a livello orografico risultano particolari, come il caso dell’ospedale di Sulmona a servizio di un vasto territorio, che rischia di essere declassato ad ospedale di comunità.  E’ l’obiettivo prioritario da raggiungere, secondo il responsabile del Tribunale dei diritti del malato, Edoardo Facchini, il quale sollecita la Regione a recarsi a Roma  in quanto “E’ dalla Regione che deve partire l’azione, in quanto ha la forza politica”.La discussione approderà sul tavolo di un miniconvegno che Facchini convoca per la prossima settimana (la data non è ancora stata stabilita) nella sede della Comunità Montana Peligna,  insieme agli esponenti dei Tdm e Cittadinanzaattiva nazionali, invitando i  sindaci del territorio e i vertici regionali. “L’assessore regionale Paolucci ha parlato di 370 milioni a disposizione per realizzare i 5 ospedali, noi vorremmo capire se tra questi rientra Sulmona. Mi spiego: il problema è che sarà costruito il nuovo nosocomio in città, sono infatti cominciati già i lavori, ma in base al decreto ministeriale temiamo che diventi ospedale da campo”.Anche se, in realtà, secondo il decreto, che detta linee guida, a Sulmona si parlerebbe di ospedale da campo. “Una concessione”, commenta Facchini, sottolineando l’emorragia di reparti. Una convinzione, in sostanza, che viaggia sulla stessa linea d’onda con le dichiarazioni del ricercatore sulmonese Aldo Ronci (clicca). Punta il dito contro la politica locale Facchini “Nessun politico si è mosso. Popoli si è tirata fuori dalla proposta di ospedale unico del centro Abruzzo. Il sindaco tace e non si sa se stia facendo qualcosa. Torna a rimarcare, poi, il responsabile del Tdm, le problematiche nell’atuale presidio ospedaliero: “il laboratorio analisi rischia di diventare dipendente da quello di Avezzano, con unico primario, anche se questo rischio lo corrono anche altri servizi” sostiene Facchini.

Riaccende i riflettori sul caso della tac: “Non è un problema di campanilismo, ma se all’Aquila si spendono oltre un milione di euro per la pet e per 100 sedute soltanto, ci chiediamo come mai noi a Sulmona abbiamo da due anni una tac nuova ancora inutilizzata, in quanto  dev’essere montata. La tac attuale funziona a singhiozzi e si spendono somme ogni volta che si deve riparare”.