CAMPO 78, LUOGO DELLA MEMORIA TORNATO A VIVERE NEL WEEK END

Due date, nello scorso week end, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, al Campo78 dei prigionieri di guerra della prima e seconda guerra mondiale,  c’è stato un interessante afflusso di persone provenienti da Sulmona e da altre parti per visitare le baracche del Campo. Baracche, purtroppo poche, ancora intatte e visitabili, anche se in stato di incuria e di abbandono. Il gruppo dei Volontari delle Frazioni, venerdì 18 settembre, ha dato vita ad una vasta operazione di pulizia e sistemazione del luogo in modo preciso e accurato, che ha permesso ai visitatori di assistere comodamente alla rappresentazione teatrale della compagnia Arianna sulle tematiche della prima guerra mondiale dal titolo “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”, realizzata sabato alle ore 18, sul grande spiazzo all’ingresso del Campo e il giorno successivo, domenica 20, alla pièce teatrale “C’era una volta la guerra” di Pietro Faiella, realizzata all’interno di una delle baracche dei prigionieri. Centinaia di visitatori hanno avuto la possibilità di visitare il Campo, accompagnati dalle guide e impressionati, come sempre, dal ricordo emozionante che proviene dai muri delle baracche pieni ancora di graffiti o dalle travi di legno del soffitto ancora intatte. Le due rappresentazioni hanno avuto modo di documentare e riempire il vuoto della memoria, sottolineando il valore del ricordo, cosa che nasce e tocca il cuore, come etimologicamente ha fatto rilevare Faiella. Una pièce, la sua, straordinariamente ricca di contenuto, dalla leggenda del grande inquisitore ne “I fratelli Karamazoff” di Dostoevskij al diario della prigionia in Italia di Wittgenstein, dagli autori tradotti in italiano e curati dal Liceo Scientifico Statale Fermi di Sulmona e dall’associazione “Il sentiero della libertà/Freedom Trail”, come Fox, Jones, Simpson a “Delitto e castigo” di Dostoevskij, con la figura di Raskolnikoff, salutato da Sonia mentre parte per la Siberia in compagnia del Vangelo. E tanti altri accorgimenti e simboli raffinati sul concetto di Libertà, come “il salto” di Simpson dal camion, che sta deviando verso Bagnaturo fino a Fonte d’Amore, alla curva (ora eliminata) della strada, la famosa 17. La libertà, come un salto nel vuoto, verso il futuro. Una recitazione avvincente, quella di Pietro, ex allievo di Dario Fo. Uno spettacolo unico all’interno della baracca dove fu prigioniero il grande antropologo Jack Goody. Il merito dell’operazione “recupero Campo 78” spetta alla neo-associazione “Una fondazione per il Morrone” che da qualche mese si è costituita giuridicamente, mediante il contributo economico di centinaia di persone singole, imprese, istituzioni per caldeggiare la nascita di una “Fondazione Morrone”, con lo scopo di conservare, valorizzare, promuovere la conoscenza di siti così straordinari, difficilmente rinvenibili in qualsiasi altra parte del mondo. Perché sul Morrone c’è la storia dell’umanità nei suoi vari stadi: dall’antichità all’alto e basso medioevo fino alla storia moderna e contemporanea delle due guerre mondiali. Una storia che parla con le pietre, ma soprattutto con gli uomini che vi hanno vissuto, le loro opere, le loro testimonianze scritte. Forse le parole più emozionanti restano quelle dell’ex prigioniero John Verney, tornato dall’Inghilterra a rivedere i luoghi della sua prigionia e scritte nel suo splendido libro “A Dinner of Herbs, Un pranzo di erbe”: “Nessun panorama mi commuove così tanto come questo: la Valle di Sulmona, osservata da qualsiasi versante…Tutto mi riempie d’un desiderio quasi doloroso, riportandomi alle dieci settimane della mia vita durante le quali, sebbene affamato e impaurito, ero intensamente vivo… Nessun altro luogo al mondo può vantare testimonianze così importanti in un’area così ristretta”.

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