CADONO I VINCOLI, A RISCHIO ALBERI SECOLARI DEL BOSCO DI SANT’ANTONIO
Il Bosco di Sant’Antonio di Pescocostanzo è a rischio capitozzatura, una potatura che metterebbe a rischio una delle faggete più belle d’Italia. A lanciare l’allarme le associazioni ecologiste abruzzesi che si dicono preoccupate per le sorti dell’intera area protetta. Motivo delle preoccupazioni una sentenza del 12 febbraio 2015, nella quale il Commissario Regionale agli usi civici ha dichiarato nulli i vincoli del Parco considerandoli illegittimi e mettendo in dubbio il Piano del Parco. Una sentenza che, secondo gli ecologisti, creerebbe conflitti con altri organi giudiziari sovra ordinari: statali ed europei, che invece si sono già espressi positivamente sulle norme di tutela in essere. “Siamo di fronte a un attacco contro una coraggiosa politica di conservazione della natura”, scrivono in una nota Cooordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio Onlus, WWF Abruzzo, Pro Natura Abruzzo, FAI Abruzzo, LIPU Abruzzo, Italia Nostra Pescara, “che non piace alle lobby e alle compagnie degli speculatori che vogliono trasformare il bosco in un’area di sfruttamento intensivo con il rischio di urbanizzare e cementificare definitivamente l’area”.Il Bosco di Sant’Antonio, con i suoi 17 ettari, è da sempre un paradiso apprezzato da botanici, escursionisti, viaggiatori e turisti. Il bosco rappresenta un biotopo di elevato pregio naturalistico, riconosciuto universalmente dalla comunità scientifica e da quella europea, dove le dinamiche naturali hanno arricchito il bosco grandi alberi ad alto fusto e monumentali. Circa la metà degli 800 alberi monumentali di tutto il parco nazionale della Maiella, risiedono infatti nel Bosco di S. Antonio. “Nell’immaginario collettivo degli abruzzesi il Bosco di Sant’Antonio rappresenta un luogo magico, un bosco sacro, un luogo incantato, del tutto particolare, con il suo aspetto culturale, storico, vetusto e soprattutto selvaggio”, concludono gli ecologisti, “Un richiamo che attira visitatori da centinaia di chilometri, anche ben oltre i confini della regione. Per questi motivi, l’area è degna di essere tutelata ai massimi livelli. Una soluzione intermedia è possibile: se da un lato è importante far si che l’area protetta diventi sempre più un luogo aperto alla fruizione rispettosa dei cittadini e all’educazione ambientale, dall’altra è gravissimo dare valore alla capitozzatura, alla eliminazione di alberi o alla distruzione del sottobosco, arrecando un gravissimo danno turistico e naturalistico”.