DUE SULMONESI DONANO A PRATOLA OPERE DELL’ARTISTA AMEDEO TEDESCHI. ORA UNA MOSTRA E INTITOLAZIONE PINACOTECA

Due donne sulmonesi donano al Comune di Pratola due pregiati acqueforti del pittore pratolano Amedeo Tedeschi (1874-1924), allievo del Patini. La consegna è avvenuta nei giorni scorsi in una cerimonia che si è svolta nella residenza municipale, in cui l’amministrazione ha ringraziato, a nome di tutta la cittadinanza “ le due generosissime signore di Sulmona per questa splendida donazione, ma un doveroso ringraziamento va fatto anche ad Alfredo Lerza che, con la propria opera di intermediazione, ha reso possibile la realizzazione di questo felice evento culturale.”. E’ nelle intenzioni degli amministratori, come annuncia il sindaco in una nota, non solo di allestire una mostra dedicata all’artista pratolano, ma anche l’intitolazione ad Amedeo Tedeschi della pinacoteca civica in paese, individuando una sala in cui esporre le sue opere, quelle presenti, quelle che saranno reperite sul mercato o attraverso ulteriori donazioni. La mostra, che sarà dedicata anche alla pittura ottocentesca, sarà a cura del Comitato Promotore ed Organizzatore per la conoscenza e la diffusione dell’opera di Amedeo Tedeschi, con il Patrocinio del Comune, della Provincia, con l’apporto della Bcc, di Collezioni Private locali per il prestito delle opere e con il necessario contributo economico di Istituti ed imprese abruzzesi sensibili ai temi dell’arte e della cultura.

AMEDEO TEDESCHI

Iniziative tese a dare lustro ed onore alla figura e alla attività artistica di Amedeo Tedeschi. Artista originario di Pratola, allievo di Teofilo Patini,  ebbe modo di studiare e formarsi a Napoli alla Accademia di Belle Arti a stretto contatto con   F. P. Michetti e i fratelli Palizzi e di conseguire l’affidamento dell’insegnamento presso le Accademie di Belle Arti di Torino e Venezia,  riuscendo ad elaborare un personalissimo stile pittorico che, distaccandosi  dall’estetica del vero sociale in voga alla fine dell’ottocento, approda alla definizione di nuove forme e stilemi propri ed originali, più attinenti alla contemporaneità artistica europea dei primi del novecento. Le sue opere esprimono, così, un raffinato gusto estetico nutrito di evidenti contributi e stimoli poetici  divisionisti e simbolisti, nonché liberty, e richiamano atmosfere vicine alla figurazione d’oltralpe, francese e tedesca, ed una propensione particolarmente felice alla paesaggistica ed alla ritrattistica a pastello.  Tutto questo lo proietta sulla scena artistica nazionale sino alla partecipazione alla  XIII  Biennale di Venezia del 1922 nella quale fu selezionata e premiata la sua opera incisoria all’acquaforte dal titolo “Cansano” (Alle pendici della Maiella).