ALLARME DEL VESCOVO: LA REGIONE DEVE PIU’ ATTENZIONE AL CENTRO ABRUZZO

Non ha avuto mezzi termini il vescovo di Sulmona-Valva, Angelo Spina, nella denuncia delle condizioni di decadenza che costringono da anni Sulmona ed il Centro Abruzzo all’emarginazione e all’isolamento, frutto di una gravissima crisi. Denunciando lo stato del territorio, in gran parte ricadente nella diocesi valvense, questa mattina il vescovo, in visita nella sede municipale di palazzo S.Francesco, ha lanciato l’allarme.  Incontrando il sindaco Giuseppe Ranalli e gli altri amministratori comunali monsignor Spina ha ricordato che ” il fenomeno preoccupante a cui la politica dovrebbe porre attenzione e non essere miope e sorda è il fenomeno dell’invecchiamento e dello spopolamento del territorio”. Poi ha proseguito: “Facendo le visite pastorali, dai registri delle parrocchie viene fuori che  le persone che ogni anno muoiono sono in numero crescente e poche le nascite. La mancanza di lavoro ha costretto tante famiglie ad andare via e per quanto riguarda i giovani la situazione è drammatica. Da un decennio si sta assistendo a quella che io chiamo “la desertificazione umana”. Un fenomeno preoccupante che rischia di distruggere cultura, tradizioni, patrimonio di tutto un territorio, riducendone sempre più la consistenza. “Davanti a questo quadro sorprende la delibera della giunta regionale che sancisce il declassamento di Sulmona da polo di attrazione ad area intermedia” ha sottolineato il vescovo. “La stessa delibera esclude i comuni della Valle Peligna e della Valle Sagittario dai progetti per le macro aree interne, che comporterà la non assegnazione di risorse, che sarebbero servite per tutelare il territorio delle comunità locali” ha aggiunto il pastore della diocesi. E lo stesso vescovo ha osservato che “non si capisce per quale motivo la Regione si ostina a non riconoscere che esistono tutti i presupposti per il mantenimento del punto nascite di Sulmona, la cui chiusura determinerebbe un peggioramento della qualità della vita nel Centro Abruzzo”. E monsignor Spina ha concluso ribadendo il proprio “no” al depauperamento del territorio, al suo spopolamento, al suo isolamento. Poi ha concluso appellandosi alla cittadinanza e alle istituzioni perché si recuperi senso di unità e spirito di collaborazione, operando in coesione per il bene comune e a difesa delle legittime rivendicazioni del territorio.