PERCHE’ UNA CITTA’ TERRITORIO CONTESTA IL GOVERNATORE D’ABRUZZO
Il malessere che si respira a Sulmona per le vicende legate alla soppressione del Punto Nascita per volontà del governo centrale ed attuata senza un’attenta mediazione fra le parti, una dialettica con una maggior riflessione mirata a soluzioni più calibrate, è la punta di un iceberg, di uno scollamento fra governo e paese reale. I sulmonesi fondamentalmente sono persone miti. Torna alla mente ancora l’espressione di un giovane partigiano sulmonese che aderì alla Brigata Maiella nel ‘43, e asserì che loro non volevano assolutamente fare la guerra, volevano vivere in santa pace, ma furono costretti a prendere il fucile perché troppi erano i lutti e i soprusi che lui stesso aveva vissuto in famiglia a causa dei nazisti. A parte l’episodio ormai mitico del “Jamme mò” del 1957, di rivolta per la soppressione del Distretto Militare, a seguire negli anni si può ricordare solo nel 1997 una folla accanita, pronta al linciaggio, quando si consumò la tragedia provocata dal pastore macedone sul Morrone che uccise due escursioniste venete. Sulmona, a parte le spoliazioni, la crisi economica e lo spopolamento delle aree montane, non è un centro insignificante che può essere mortificato o schiaffeggiato da una mentalità esclusivamente ragionieristica osservante le cifre e non altri valori e parametri che in “soldoni”contano più dei numeri. La città di Ovidio, oltre a rappresentare attualmente il baricentro del cuore dell’Abruzzo interno con la Valle Peligna (da Rocca Pia-Pettorano a Corfinio -Raiano-Vittorito), dall’Alto Sangro (bacino Castel di Sangro – Roccarso), la Valle del Sagittario (Scanno-Villalago-Anversa-Cocullo) Valle Subequana (numerosi comuni che fanno da cerniera con la Marsica e l’Aquilano), la Val Pescara (Popoli-Bussi-Tocco da Casauria) è stata, non a caso, capoluogo medioevale dell’Italia Centrale Normanna, per volontà di uno fra i più grandi sovrani della storia: Federico II di Svevia, non a caso definito “Splendor mundi”, e chi ha studiato un po’ di storia ne conosce il significato. Inoltre nel 1294, epoca angioina, proprio Sulmona fu l’ombelico del mondo cristiano, allorché il re Carlo D’Angiò e suo figlio Carlo Martello con i delegati da Perugia, portarono il decreto di nomina pontificia a Pietro da Morrone che ivi viveva e che divenne Celestino V, quando il papa deteneva sia il potere spirituale che temporale. Una Regione che, in epoca post industriale, punta alla sinergia fra cultura e turismo quali strategie vocazionali per lo sviluppo socio economico del proprio territorio, queste considerazioni deve tenerle ben in evidenza come prioritarie. Una legge non può essere calata “sic et simpliciter” su un territorio senza alcuna considerazione, ma va interpretata secondo i valori, le peculiarità ed in sintonia con coloro che la vivono, proprio per prevenire conflitti sociali, sicuramente diseconomici. Il Governatore d’Abruzzo Luciano D’Alfonso, persona di indubbia intelligenza e carisma, queste considerazioni non può ignorarle per evitare errori. E’pregato dunque di non passare nella storia come lo “yes man” di turno di qualcuno fuori regione con la testa dietro una scrivania, ma come un autentico abruzzese che vive ed ama la sua Regione, la propria terra e la sa governare con sapienza e lungimiranza, ispirandosi, perché no, ad un Federico II di Svevia, e ad essere all’altezza delle sfide del nostro tempo e della fiducia che gli stessi abruzzesi gli hanno concesso.
Giovanni Pizzocchia, Sulmona