PUNTO NASCITA, UNICO VINCITORE: LO SCATTO D’ORGOGLIO DEL TERRITORIO

A vincere ieri mattina, in quella L’Aquila che la Valle Peligna guarda sempre come la cugina a cui finisce ciò che da queste parti tolgono, è stato il popolo del centro Abruzzo sceso in piazza, infilando rabbia e dignità dentro slogan, fischietti, striscioni, indossando le t-shirt con sovrimpressa la coda del codice fiscale dei nati a Sulmona. Erano circa 500. Non molti, ma quanto basta per mostrare che il territorio, da tempo sornione e rassegnato, è ancora vivo. Come la cenere ancora ardente sotto la brace soffocata. Sono arrivati con sei pullman, di cui uno con studenti. Hanno subito cominciato a farsi sentire, scrollandosi di dosso, per un giorno, casacche e appartenenze politiche, tanto che a guidare il corteo della Cgil era un esponente ex Casapound, oggi del movimento ispirato a Salvini. Dopo averglielo fatto notare ha risposto “non me ne ero accorto”. Segno questo che davvero la manifestazione di ieri era apolitica e aveva un unico scopo: lottare per far restare il reparto di Maternità aperto nell’ospedale di Sulmona, importante per  tutto il centro Abruzzo. Una sfilata di fasce tricolori ha rappresentato istituzionalmente tutti i Comuni coinvolti, insieme agli amministratori e alla vicepresidente della Provincia. Si sono uniti, sono stati presenti quando il Consiglio comunale, in seduta straordinaria, si è riunito nella villa comunale aquilana, ai piedi del monumento ai caduti e davanti palazzo dell’Emiciclo, dove era in corso la seduta del Consiglio regionale dove di lì a poco si sarebbe discussa la tanto attesa risoluzione blocca decreto punto nascita.

A caratterizzare quella riunione dell’assise civica sulmonese ieri non era tanto la location insolita, all’aperto e in trasferta, quanto l’atmosfera che si respirava: quella t-shirt come comun denominatore tra maggioranza e opposizione. L’unità e la territorialità  sono stati l’apertura del discorso del Consigliere Di Piero (clicca), seguito dall’intervento del sindaco (clicca) ai quali sono succeduti a staffetta i discorsi dei consiglieri per le dichiarazioni di voto (clicca). Qualcuno più sintetico, qualche altro con troppa enfasi, mentre diversi hanno lasciato capire di aver parlato davvero con il cuore, tra diplomazia e determinazione. Ad assistere, senza farsi notare troppo, anche il consigliere regionale aquilano, il quale, poi, in un’intervista ha sottolineato l’importanza della salvaguardia del punto nascita di Sulmona: si fanno tante iniziative per i piccoli Comuni ma  quando poi si arriva al dunque ci si trova di fronte a intere zone che si spopolano e perdono i principali presidi socio-sanitari. Se si provasse a vivere nelle aree interne, si capirebbe cosa vuol dire perdere progressivamente servizi come ospedali, farmacie, guardie mediche, uffici postali.

Al termine del Consiglio comunale, mentre sindaci e amministratori sono entrati ad assistere ai lavori all’Emiciclo, fuori è partito il presidio davanti ai cancelli tra megafoni, bandiere e fischietti.  Il bello delle manifestazioni è che si uniscono i mal comune, che non sempre sono mezzo gaudio, ma comunque utili. Poco distante, manifestanti che gridavano “no power crop”. Il gruppo peligno si è mescolato, involontariamente, al meno numeroso nucleo di protestanti di Ortona, a difesa anche loro del punto nascita in via di chiusura. Ecco il mal comune.

La folla pressava e spingeva tentando di superare quei cancelli presidiati dalla polizia. Qualcuno ha deciso di arrampicarsi alle inferriate laterali, cercando di infilare  la voce del malcontento fin dentro l’aula consiliare. Altri (la maggior parte) sono rimasti a spingere davanti l’ingresso principale, mentre la stampa tentava di farsi largo per poter passare e raccontare da dentro quel che accadeva tra i consiglieri regionali. Davanti a tutti, in prima fila di spalle alla folla, l’avvocato sulmonese Sciuba, con la sua galanteria e pacatezza, affiancato da un’anziana ortonese, un po’ più agguerrita. I giornalisti riescono a passare e ad arrivare nell’aula. Durante la sospensione dei lavori, finalizzata a discutere tre risoluzioni da presentare sui punti nascita (che poi sono diventate solo due, approvate entrambe con la spaccatura della maggioranza, ricompattata poi nella riunione a tarda notte, firmando tutti un documento, come se il voto contrario fosse stato solo per la folla, ma non per loro) , gli animi si sono scaldati all’esterno. Hanno voluto far sentire “il fiato sul collo”. Anche se per poco. La massa, approfittando di un piccolo varco nel cancello aperto per permettere agli autorizzati di entrati, ha fatto irruzione arrivando vicinissima alle finestre della sala consiliare, con tanto di cordone della polizia in assetto antisommossa che controllava la situazione. Solo l’intervento del sindaco è riuscito a placare gli animi e a far arretrare i manifestanti peligni (clicca). Uno scatto d’orgoglio, in sostanza. Quello  che forse sarà servito poco per raggiungere lo scopo ancora agognato, ma importante per questo territorio da sempre poco unito e rassegnato.

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