PUNTO NASCITA, QUANDO I SULMONESI DIVENTERANNO FORESTIERI
Forestieri in casa propria. Con la chiusura del punto nascita nell’ospedale di Sulmona, nessuno potrà più affermare “Sulmona è la mia patria”, come recitano i celebri versi nei Tristia di Publio Ovidio Nasone, al quale la città diede i natali 2058 anni fa. Non a caso, durante il primo giorno del presidio permanente organizzato dai sindacati lo scorso lunedi, sulla facciata dell’ala vecchia dell’ospedale è stato affisso un manifesto (foto) ispirato proprio all’emistichio del sommo poeta latino, con un sintetico commento al “Sulmona Mihi Patria Est”, che la dice lunga: “ieri oggi e domani”. Nel giorno il cui la città celebra proprio il dies natalis di Ovidio, che nacque il 20 marzo del 43 a.C, il gruppo consiliare Sbic, tra i banchi della minoranza a palazzo San Francesco, ha creato una locandina, in cui a risaltare è quell’alfa che priverà della patria tutti i futuri peligni che non potranno più nascere a Sulmona. Apolidi. Dato che sono segnate le sorti della Maternità nel SS Annunziata. Prosegue in città, da parte di politici, amministratori, sindacati e cittadini, la battaglia per la salvaguardia del punto nascita, facendo leva, prevalentemente, sulla posizione geografica del nosocomio sulmonese al centro di un vasto territorio. Chiede la convocazione di un Consiglio straordinario il capogruppo consiliare di Forza Italia, affinchè, con il deliberato, si prenda atto degli effetti del decreto 10 e si decida per la sua impugnazione, puntando ad interessare anche il Prefetto. Quinto giorno oggi del presidio permanente davanti l’ospedale, dove domani, sabato 21 marzo, i sindacati incontreranno alle 10 i sindaci della Valle Peligna e dell’Alto Sangro, aprendo le porte a chiunque vorrà partecipare all’iniziativa, contro la chiusura dei reparti di gineologia e ostetricia nell’ospedale di Sulmona. Dove nessun peligno nascerá più nella propria patria.
Sbic lo dice con una locandina in cui l’acronimo ovidiano