DISCARICA DI BUSSI, UNA STORIA SINGOLARE
Pubblichiamo una lettera inviataci da Pasquale Antonucci, in cui con un racconto a firma di Gianrito Magnini, ripercorre l’intricata vicenda del processo della discarica di Bussi, raccontando in particolare l’assoluzione di un perito chimico milanese.
“Spulciando tra i numerosissimi documenti relativi alla vicenda “Bussi”, mi ha colpito particolarmente la vicenda personale di uno dei 19 (ex) imputati del processo : l’ing. Maurizio Piazzardi.
Mi ha colpito a tal punto da indurmi a condividerla con voi su questa pagina.
Maurizio Piazzardi nasce a Milano il 5 Febbraio del 1971. Si laurea in Ingegneria Ambientale nel 1997 e dopo aver espletato gli obblighi di leva, trova il suo primo impiego presso la Società HPC Envirotec Italia, Società che si occupa di consulenze ambientali e di bonifiche.
Nei primi mesi del 2001, Ausimont dà incarico ad HPC Envirotec di effettuare uno studio preliminare sulle matrici ambientali dei suoi Stabilimenti italiani, al fine di poter rispondere e dare seguito a quanto stabilito dalla nuova normativa sui Siti Inquinati (DM 471/99).
Tale normativa prevede infatti che tutti gli Stabilimenti coinvolti da situazioni di inquinamenti “storici” debbano notificare agli Enti l’esistenza dello stato di inquinamento entro la data del 31 marzo 2001.
Questa notifica dovrà dare il via alla instaurazione di una Conferenza dei Servizi, presieduta dal Sindaco del Comune ove insiste lo Stabilimento, e composta da tutti gli Enti competenti : Regione, Provincia, ARTA, ecc.
La Conferenza dei Servizi valuterà, attraverso una serie di analisi chimiche ed approfondimenti geologici (caratterizzazione), la situazione dello Stabilimento, e prescriverà alla Società le misure e gli interventi di bonifica necessari.
Per lo Stabilimento di Bussi, HPC Envirotec affidò l’incarico di capo commessa al Dr. Pietro Alemani che inviò sul posto il giovane tecnico neolaureato Maurizio Piazzardi per lo svolgimento delle attività di campo.
L’ing. Piazzardi era contento. Ne parlò con entusiasmo la sera a casa, con i suoi genitori: “ Mamma, Papà, domani vado a Bussi sul Tirino. Non so esattamente dove si trovi, ma sono felice; è il mio primo incarico”.
La madre, come tutte le madri di questo mondo, gli raccomandò : “ Non prendere freddo, Maurizio. Copriti bene e stai attento………..”.
Ovviamente Maurizio non ci badò. Sua madre, come tutte le madri, usava spesso quell’interlocuzione . “stai attento”. Eppure, mai come quella volta, Maurizio avrebbe dovuto ascoltarla. Ma come poteva immaginare!
Maurizio Piazzardi si recò a Bussi due volte per complessivi tre giorni; eseguì diligentemente il suo lavoro di campo, scrisse la relazione per la Notifica agli Enti e tornò a Milano, dimenticando quasi subito quella sua brevissima esperienza abruzzese.
Sei anni più tardi, nell’estate del 2007, Maurizio Piazzardi venne raggiunto da un avviso di garanzia , con l’accusa di Avvelenamento doloso di acque e di Disastro ambientale doloso.
Lì per lì, Maurizio Piazzardi pensò ad uno scherzo. Poi pensò ad un errore, ad uno scambio di persona. Ma poi si dovette arrendere alla realtà.
Venne rinviato a giudizio, e gli spiegarono che si sarebbe dovuto presentare davanti ad una Corte d’Assise in terra d’Abruzzo.
Questa è, in breve, la storia ed il calvario di Maurizio Piazzardi.
Ho cercato di immaginarmi come fosse cambiata, all’improvviso, da quella calda giornata dell’estate 2007, la vita del giovane Ing. Piazzardi.
Di come egli si sia sentito nel vedere il suo nome sbattuto sulle prime pagine dei giornali con accuse così infamanti. Ma soprattutto mi sono chiesto : “Quante domande, senza risposta, si sarà fatte Maurizio Piazzardi? Chi gli avrà dato la forza per andare avanti ?
E sì. Perché Maurizio Piazzardi ha dovuto attendere l’ultima udienza in Tribunale, nel Dicembre del 2014, per poter ascoltare il Pubblico Ministero che ne chiedeva finalmente l’assoluzione. Ha dovuto attendere OTTO anni per veder riconosciuta la sua estraneità ai fatti che gli venivano contestati. Chi glieli restituirà?
Chi lo ripagherà per tutta la sofferenza che ha dovuto ingiustamente patire ?
Chi lo ripagherà di tutte le difficoltà che, inevitabilmente, questa vicenda gli avrà portato anche a livello professionale?
Ma le domande che più mi indignano sono: Come si è potuto ipotizzare una responsabilità di Avvelenamento di acque a capo di Maurizio Piazzardi ? Come avrebbe potuto Maurizio Piazzardi avvelenare le acque degli abruzzesi ? E infine: Si dovevano aspettare otto anni per chiederne l’assoluzione?
Come abruzzese, e a nome degli abruzzesi, mi sento di dover chiedere perdono a Maurizio Piazzardi.”