CHIUSURA PUNTO NASCITA, MASTRANGIOLI “LA LOGICA NON PUO’ ESSERE QUELLA NUMERICA”
Preoccupante la questione della chiusura del punto nascita nell’ospedale di Sulmona. Su rosee sorti sperano ancora i politici di casa nostra, intenzionati a proseguire la battaglia, come il sindaco di Sulmona, Peppino Ranalli, pronto a riconsegnare la fascia, per protesta contro promesse non mantenute. Che sia un “problema politico” ne è convinto il capogruppo del Pd in Provincia, Enio Mastrangioli, sottolineando che “la politica può e deve scegliere, senza alibi e fumo negli occhi, in coerenza con una logica di solidarietà territoriale, bilanciando i costi della sanità in maniera equilibrata, che significa assicurare a tutta le popolazioni abruzzesi pari opportunità e condizioni di assistenza nei territori in cui risiedono ed in cui vogliono far nascere i propri figli.”. Secondo Mastrangioli sono “ancora molti gli interrogativi aperti sulla soppressione” e molte “le ipotesi, le conferme e le smentite che leggiamo sulla stampa in questi giorni, con la sottolineatura da parte dell’Assessore Regionale Paolucci che l’obiettivo è di realizzare una rete, dei presidi nel territorio regionale, in grado di garantire la sicurezza delle madri e dei nascituri.”. “Quali sono le ragioni ostative, a prescindere dai numeri, che impediscono di dotare il nostro Punto Nascite, di locali, attrezzature, personale a sufficienza e qualificato, mezzi di trasporto specializzati per gravi esigenze, così da garantire la sicurezza delle madri e dei nascituri?” chiede l’esponente del Pd, evidenziando che “ quando è in programma la costruzione di un nuovo Ospedale, che può essere definito tale se dietro le mura dello stesso ci siano i contenuti.”. Continua, nella nota, con il domandare alla Giunta regionale “il diritto di un territorio ad avere servizi pubblici o di interesse generale è determinato dai “numeri” o da considerazioni attinenti il diritto stesso di una comunità, che vive in un’area specifica e di particolare identità, ad avere pari opportunità e uguaglianza di trattamento?” Afferma Mastrangioli “ E’ evidente che se la preminenza é data ai numeri, nell’Area Territoriale della Valle Peligna, Alto Sangro e Valle Subequana, quasi tutti i presidi pubblici presenti nelle nostre comunità come Scuole, Caserme dei Carabinieri, Poste, Banche, etc, dovrebbero essere soppressi o accorpati. Può essere questa una logica? Evidentemente no, poiché significherebbe decretare la morte, l’annichilimento di un territorio, in barba a tutte le discussioni teoriche sul suo rilancio, sulle promesse di finanziamenti, che ritualmente ascoltiamo dalle varie rappresentanze politiche. “l’attrattività di un territorio dipende dalla quantità e qualità dei servizi presenti, in mancanza dei quali c’è l’emigrazione verso altri lidi, c’è lo spopolamento e l’invecchiamento della popolazione.Per queste ragioni un’Area Territoriale come quella della Valle Peligna, Alto Sangro, Valle Subequana, vasta, montana, orograficamente particolare e con una viabilità difficile, seppur con un numero di abitanti non elevato, non possa essere continuamente privata di servizi essenziali e identitari come, nel nostro caso, può essere considerato il Punto Nascite di Sulmona.L’aquilano, la Marsica, il teramano e la costa pescarese-chietina, aree territoriali ben definite e omogenee come la nostra, possono godere di servizi e presidi in quantità e qualità, anche a pochissima distanza. Perché le nostre comunità non dovrebbero avere gli stessi diritti che hanno quelle di tali aree?”.Il consigliere regionale Andrea Gerosolimo sostiene che si tratta “meramente di una procedura che, in base alle richieste del Ministero della Sanità, avvia un processo di valutazione della sicurezza degli attuali punti nascite nella nostra regione, dando mandato ad una commissione tecnica costituita ad hoc”. Continuando a promettere che “profonderò il massimo impegno per scongiurare la chiusura del punto” e affermando che “spetterà poi agli organi di direzione della politica fare delle valutazioni di merito per continuare a poter nascere in “sicurezza” in Abruzzo”. In sostanza ci teneva il consigliere a “smentire”, in un comunicato stampa, notizie sulla chiusura apparse sulla stampa e sui social network, terreno virtuale in cui corrono e si rincorrono commenti della gente peligna, ansiosa di conoscere come quando e soprattutto perché, interrogandosi se il destino dei punti nascita sia legato a una battaglia di territorio, ai muscoli dei politici influenti oppure a una logica di numeri. Sarebbe pronto il provvedimento per la firma del commissario ad acta che recepisce il decreto ministeriale, che sancisce la fine delle quattro maternità nei nosocomi di Sulmona, Atri, Penne e Ortona.