IN TANTI ALL’OPEN DAY NEL CAMPO78 DI FONTE D’AMORE (VIDEO)
Un appuntamento con la storia sulmonese, a cui la città ha risposto bene, scoprendo le potenzialità di uno dei luoghi della memoria che spesso gli stessi sulmonesi non conoscono. Open day questa mattina nel campo di prigionia 78, ai piedi del Morrone a Sulmona, tra musica, visite guidate, performance teatrali, workshop fotografico, una formula innovativa finalizzata a far conoscere l’area, nella frazione di Fonte d’Amore, dove, dal 1940 al 1944, furono ristretti migliaia di prigionieri del fronte Alleato, appartenenti a diverse nazionalità. Tra questi diversi soldati Australiani che, all’ultimo dato disponibile all’Ufficio Storico dell’Esercito (Marzo 1943), risultano essere 292. Cerimonia di accoglienza moderata da Antonio Iannamorelli, componente del comitato “Una Fondazione del Morrone” (arrivata a quota 8 mila euro per realizzare la Fondazione) promotore dell’evento in collaborazione con l’Esercito, con i dipendenti del Mibact e con i volontari delle frazioni. Ha plaudito da subito questa iniziativa con “It’s beautiful” il Primo Segretario dell’Ambasciata (la carica diplomatica più alta dopo l’Ambasciatore) Luise Madeleine Smith, arrivata appositamente in città per l’occasione insieme all’addetta culturale dell’ambasciata in Italia, Clelia March Doeve. Il console che ha ringraziato Sulmona per l’ ospitalità, sottolineando una inaspettata emozione provata nel visitare un luogo della Memoria, ha letto un pezzo tratto dal diario del tenente Walter Cloutman, arruolato volontario nelle forze armate australiane che fu fatto prigioniero nel 1942 durante la battaglia in Africa. Nel progetto il recupero della storia e del legame con i paesi d’origine dei prigionieri rappresenta una priorità: un campo di prigionia, luogo di restrizione e atrocità, può diventare punto di incontro di culture e tradizioni diverse, coinvolgendo direttamente gli eredi delle prigionieri e i loro Stati. Nella geografia del mondo attuale sono diciassette le nazioni che hanno avuto dei propri concittadini reclusi nel Campo di Fonte d’Amore. Oltre all’Australia, Germania, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Croazia, Polonia, Bulgaria, USA, Canada, Regno Unito, Nuova Zelanda, Francia, India, Pakistan e Sudafrica.
Un ‘iniziativa l’Open day per una maggiore integrazione, secondo la senatrice sulmonese Paola Pelino: <Potrebbe essere un volano per rimettere in moto economia sul nostro territorio e per favorire rapporti con i diciassette paesi (patria di coloro si sono avvicendati qui) per scambi culturali e commerciali. Che sia questo lo stimolo per un’integrazione più forte> ha aggiunto <ma soprattutto, sempre nel ricordo di quelle persone, far conoscere anche alle generazioni successive quello che è stato il sacrificio e avviare una serie di scambi tra giovani dei diversi paesi, per far conoscere le nostre peculiarità in una giornata ad hoc all’anno>. Un’integrazione maggiore, dunque. Presente anche il vicesindaco di campo di Giove, Stefano Di Mascio, assenti, invece, rappresentanti di palazzo San Francesco. Performance teatrali degli attori della Compagnia Teatrale Arianna (che hanno recitato brani tratti dai diari dei prigionieri) e di Alessandro Lucci, protagonista in scene ispirate alla vita del campo. Il professor Raffaele Giannantonio ha esposto la storia dei luoghi ai piedi del Morrone, mentre il personale della soprintendenza ha guidato i visitatori nell’area del campo di prigionia. I giovani musicisti della Serafini-Fermi Band hanno accolto gli ospiti in apertura della cerimonia, mentre il racconto collettivo, poi, del Gruppo di scrittura Write Club Sulmona ha dato vita a iniziative originali. E ancora il workshop fotografico, a cui hanno partecipato diverse persone, munite di smartphone o una macchinetta digitale, per realizzare un reportage guidati dal fotografo Fabrizio Rotili: il migliore sarà poi esposto nell’ambito della mostra sugli eremi celestiniani realizzata dal Parco della Majella, ospitata dai Musei Vaticani.
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