SULMONA NON E’ AMICA DEGLI ALBERI

Pubblichiamo una lettera – riflessione di una sulmonese che descrive la situazione degli alberi a Sulmona, analizzando zona per zona, constatando la scarsa attenzione che la città ha da sempre avuto per gli alberi e la loro cura, sottolineando, infine, che “con alberi “giusti al posto giusto”  anche le strade  brutte per la modestia delle abitazioni, acquistano un  valore estetico”.

Sulmona è sicuramente   la più bella città d’Abruzzo. Se alla bellezza monumentale, fatta di chiese, palazzi,  piazze, e dello straordinario acquedotto medioevale, si aggiungesse la bellezza del verde,  di alberi scelti e curati con intelligenza e gusto, diverrebbe una città stupenda.Se si impiantano  gli alberi “giusti” al posto “giusto”, anche le strade più insignificanti acquistano un  valore estetico. Un esempio.  Los Angeles. Una enorme città di cemento, tutta uguale e piatta. Ma la differenza tra un quartiere chic e uno degradato la fa  la presenza degli alberi! Non ci sono chiese o monumenti apprezzabili, è tutto angosciosamente  uniforme,  ciò che cambia i valori, che fa la differenza   sono le alberature stradali.E così è dovunque. Pensiamo ad un  quartiere romano, ai Parioli.  Un quartiere alto borghese. Senza platani e pini marittimi, sarebbe un quartiere anonimo, forse squallido, comunque,  uno dei tanti dell’anonima  periferia romana.Gli alberi fanno la differenza  anche economica. La loro presenza  fa salire il pregio e il valore delle case.

A Sulmona ci sarebbe molto da fare nell’ impiantare alberi e curarli adeguatamente. Ma nessun partito politico, che si ricordi,  ne ha fatto un tema della  campagna elettorale e lo ha inserito nei  suoi programmi. La questione non esiste proprio, perchè non c’è una  cultura in proposito. Gli alberi, da noi, quando e dove ci sono, vengono curati male, fino a  sfregiarli.  Un esempio.  Gli olmi del viale della stazione ferroviaria. Vengono da decenni, da sempre, capitozzati. Cioè   tagliati sotto la prima palcatura,  sotto la prima ramificazione. Sono così ridotti ad alberi senza rami e senza una struttura dendroide. Questa tipologia di piante  che ha una grande capacità rigenerativa,  risponde, ad ogni taglio annuale, con  nuovi getti. Il risultato è quello di produrre alberi dai grandi tronchi con all’apice una specie di globo verde  fatto da tanti piccoli rametti annuali. L’anno successivo, i getti più grandi, invece di essere lasciati per  permetterne lo sviluppo, sono di nuovo recisi, facendo così ulteriormente accrescere la dimensione del tronco, orribilmente mozzato alla sommità. Il risultato è quello – antiestetico – sempre identico a se stesso, che siamo costretti a vedere ogni anno!  Si procede così   perché questa è la potatura più veloce e, perché  l’albero, senza  la chioma, non toglie  luce alle case adiacenti.

Ma  proviamo a vedere cosa  succederebbe se   lasciassimo crescere  quegli alberi caducifogli, che proiettano ombra d’estate e lasciano passare la luce d’ inverno.  In pochi anni supererebbero l’altezza di quelle case del viale della stazione, peraltro per gran parte  basse, e non cagionerebbero fastidi di alcun genere. Sarebbero sufficienti quattro o cinque   anni per avere delle piante, con uno straordinario  sviluppo di rami, che andrebbero a formare una bellissima  lunga galleria dalla villa comunale fino alla stazione.Un secondo motivo del rituale ricorso al capitozzamento è il timore  del crollo e della caduta dei rami. Sono paure  che non hanno fondamento, infatti, in molte città italiane  e  nel mondo, questi timori non esistono e non si procede alla potatura alla nostra maniera.

Altrove,  si producono degli olmi bellissimi, proprio da quegli  stessi olmi che  noi consideriamo  brutti  perché non  abbiamo mai avuto la possibilità di vedere  come si svilupperebbero se li  lasciassimo vivere e li potassimo con la tecnica adeguata. Che, poi, è una tecnica   che non richiede al giardiniere   particolare  perizia. Il problema vero è  che il lavoro di potatura viene affidato a semplici operai comunali, privi di un minimo di professionalità. Stesse considerazioni   per i tigli di piazza Garibaldi,  ai quali viene  riservato  uguale trattamento, che potrebbe essere  parzialmente giustificato dal fatto che altrimenti  finirebbero per coprire in parte le facciate delle antiche case.Ma ad evitare l’inconveniente, si potrebbero potare gli alberi più in basso, senza, comunque,   capitozzarli.

Gli alberi vicino ai “Cordoni”, che non danno alcun  fastidio, potrebbero, invece, essere fatti crescere in altezza. Sarebbero bellissimi. Immaginiamoceli: due grandi alberi che fanno da “portale” all’ingresso della piazza. Gli alberi che contornavano l’Itc,   che sono stati recentemente tagliati, erano soprattutto cipressi dell’Arizona, cipressi comuni,  specie del genere thuja , e qualche pino. Si trattava di specie esotiche  di bassissimo interesse estetico ed ambientale. Erano  stati piantati  troppo vicino all’edificio scolastico,  finendo per produrre un  effetto barriera verde scuro, polverosa, impenetrabile,   che toglieva  luce  alle aule. Ma, comunque, un  olmo che era davanti all’ingresso  della palestra,  poteva essere curato nel modo migliore e  salvato!  Come si sarebbero potuti lasciare i cipressi più belli che hanno per natura un portamento stretto e lungo. Ora, comunque,  si dovrebbe provvedere  a  ripiantare delle caducifoglie  per recuperare quell’ambiente  divenuto veramente  orribile, con i suoi larghi e difformi  vuoti. Sarebbe buona norma, invece, evitare del tutto le sempreverdi vicino agli edifici. Un altro discorso va fatto per le alberature stradali. Anche nella zona PEEP sono cresciuti spontaneamente grandi alberi vicino al bordo della strada che, se ben potati e puliti dalle sterpaglie,  darebbero un loro apporto estetico alla contrada.

Un bell’olmo, proprio al bivio tra i campetti sportivi e la statale 17,   è stato tagliato  quando cominciava ad avere un bel portamento e a produrre il suo effetto d’arredamento. Un altro albero piuttosto bello è l’ailanto. Ce n’è uno  fra via delle Metamorfosi e viale Costanza. Andrebbe liberato dagli altri alberelli, e  fatto emergere dalla macchia.Da noi gli ailanti non sono apprezzati. Altrove c’è un’altra sensibilità. Non c’è bisogno di andare lontano. Ad  Acciano,   un ailanto grandissimo e  di bellissimo effetto è tenuto in grande considerazione dagli abitanti, tanto che gli hanno applicato  una cintura metallica per evitare che si spezzi Vicino al LIDL, prima dell’allargamento della strada del Cavallaro, c’erano dei bellissimi pioppi. Sono stati tutti abbattuti! Andrebbero ripiantati e potrebbero occultare , almeno parzialmente,    la vista di quel gigantesco magazzino!

Un esempio un po’ più virtuoso, sempre in quella zona,  lo fornisce il parcheggio del Conad. Non vi è stato utilizzato l’asfalto ma una palladiana ed è stato  impiantato il  leccio  che appartiene alla flora locale. Purtroppo, anche qui  non mancano errori. Vi hanno piantato dei ciliegi…giapponesi! Tra qualche anno, quel parcheggio dovrebbe  diventare un bel parcheggio, con  le auto, peraltro,  all’ombra.Per concludere, se  una città squallida,  piena di cemento,  può, volendo, divenire  vivibile,  più facile sarebbe esaltare la bellezza di una cittadina  come la nostra.Con alberi “giusti al posto giusto”  anche le strade  brutte per la modestia delle abitazioni, acquistano un  valore estetico. 

E che dire, infine,  della “ciclabile” che corre lungo il  carcere? È stata costruita  distruggendo  la strada  precedente, che era   più stretta , ma molto bella,  alberata, e graziosamente tortuosa. Nella nuova via gli alberi sono stati abbattuti. Non ne è rimasto nemmeno uno!Quell’ antica strada non ce la può restituire nessuno. Ma potrebbe assumere   tutto un altro aspetto se gli alberi,  con il loro verde e la loro ombra,  tornassero a signoreggiare.

  Anna Susi