“TRE VALLI D’ABRUZZO”, PER “RIPENSIAMO IL TERRITORIO” E’ “SOLO POLITICA DI FRENO”

L’iniziativa dei Comuni delle “Tre Valli d’Abruzzo”, che ieri sera ha ricevuto il placet anche del presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio, (CLICCA) per il movimento Ripensiamo il territorio non sembra sufficiente per la coesione territoriale. Ed infatti il movimento ritiene che da due anni a questa parte, da quando l’allora ministro Barca tenne una conferenza nell’aula magna del Liceo scientifico, “non ci sono stati significativi segnali di attenzione da parte di coloro che dovevano essere  gli attori protagonisti: gli amministratori”. Ripensiamo il territorio nota che “il movimento ce l’ha messa tutta e oltre alle continue sensibilizzazioni e collaborazioni, ha organizzato un altro Convegno il 1° marzo di quest’anno, con ospite il Sottosegretario Legnini che incitò a “Progettare Comprensorialmente e velocemente”. Sul territorio, però, abbiamo visto solo la persistenza di una politica di “freno contropedale”.  Soprattutto il movimento civico  osserva che si è “emblematicamente assistito alla gestione dei FAS, che ci ha dimostrato la nostra sistemica lentezza:  se per 4,5 milioni sono stati impiegati 3 anni per 150 milioni il tempo stimabile è  circa un secolo.  Di lentezza è tratteggiata anche l’esperienza del Gruppo di Lavoro con l’amministrazione comunale di Sulmona, che benché sulla scia del nostro “GONG” prevedesse la predisposizione di un progetto per metà Luglio, è riuscita appena a deliberare  una Commissione Speciale ad Ottobre, la quale, salvo smentite, ad oggi non è stata riunita una sola volta”.  Unica nota positiva, conclude il movimento, resta l’impegno del presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, per una legge regionale sulla coesione territoriale. “Per il resto, assistiamo, nel centro Abruzzo solo  a tentativi di travestimento surrettizio o alla solita vetusta e superata cultura, del finanziamento a pioggia, anziché su Progetti Unitari e  di Area vasta coerentemente con le Strategie Europee” è l’amara constatazione finale di Ripensiamo il territorio.

g.f.