ACCUSATO DELLO SCIPPO SMETTE LO SCIOPERO DELLA FAME DOPO AVER PROTESTATO TUTTA LA NOTTE (intervista video)

“Sebbene solo denunciato, ho deciso di uscire allo scoperto, per dichiarare la mia piena innocenza ed estraneità rispetto allo scippo commesso ai danni di un’anziana. Non voglio spaventare la signora. Non sono stato io”. Lo ha detto stamattina Cristian Di Cato, davanti al palazzo di Giustizia, dove da ieri sera  è rimasto per tutta la notte cominciando lo sciopero della fame, come forma di protesta per proclamare la sua innocenza. L’uomo, era stato denunciato dai carabinieri con l’accusa di aver scippato  una sulmonese di 88 anni (clicca) . Il fatto sarebbe accaduto intorno alla mezzanotte. Ogni ora, fino alle 6 del mattino, ha documentato la sua protesta attraverso selfie e post pubblicati sul social network facebook. Questa mattina, accompagnato dal suo avvocato Silvia Iafolla, ha deciso di cessare lo sciopero della fame. Ai nostri microfoni Di Cato ha raccontato che quella sera rientrando a casa, intorno alle 22.30, come ha tenuto a precisare lui stesso, avrebbe incontrato l’anziana nell’androne del palazzo di via Pola. Lui avrebbe preso l’ascensore, per recarsi al quarto piano, dove abita con la compagna ed i figli, invitando la donna a salire con lui. L’anziana avrebbe invece preferito salire per le scale, per conto proprio. A quel punto Di Cato sostiene di non aver udito alcun grido di aiuto e di aver proseguito tornando a casa propria. “Non l’ho mai fatto in passato e mai farei un gesto simile, anche perché sono in condizioni economiche tali da non avere alcuna necessità di rubare pochi soldi ad un’anziana – ha precisato Di Cato – sarebbe opportuno mettere delle telecamere nel condominio così da evitare il ripetersi di queste situazioni spiacevoli”. Il trentottenne poi ha aggiunto di cessare il digiuno di protesta “per il bene della signora naturalmente scioccata da tutta questa vicenda. Confido nella giustizia”. L’avvocato del giovane, Silvia Iafolla, ha invitato il suo cliente a tornare a casa, al suo lavoro e a proseguire la sua vita normale, “le carte non sono ancora arrivate al magistrato” ha detto il legale “esistono le sedi opportune per far valere le proprie ragioni. Comprendo la rabbia del mio assistito, ma in questo momento esistono due persone da tutelare, Cristian Di Cato e l’anziana”.