VISITA GUIDATA TRA LA MEMORIA DEI DEFUNTI E L’ARTE
Tra la memoria dei defunti, la cultura e l’arte. Oltre un centinaio circa di sulmonesi si sono dati appuntamento questa mattina partecipando interessati alla visita guidata nel cimitero monumentale della città. Un modo altro per conoscere la storia di Sulmona tra cappelle gentilizie, veri e propri monumenti, e i suoi nobili, i personaggi illustri e quelli meno conosciuti, che ne hanno comunque segnato la storia, quella fatta dalla gente. Una prima edizione che è piaciuta, tanto che gli organizzatori stanno pensando non solo di replicare l’esperienza positiva, ma di sezionarla in più visite tematiche, dato che oggi non sono bastate tre ore per visitare e raccontare tutto il patrimonio conservato nel campostanto. Il promotore della interessante iniziativa, Alessandro Bencivenga, presidente della sezione locale dell’Archeoclub d’Italia, ha annunciato l’intenzione di realizzare una sorta di guida con mappa dedicata al cimitero monumentale. Ad illustrare la storia di mausolei e famiglie, oltre a Bencivenga, è intervenuto lo storico Fabio Maiorano, lasciando il posto, poi, in diversi casi, al giovane Danilo Borri, del gruppo Gotico Abruzzese sul social Facebook, e ai ragazzi di Write Club Sulmona, che hanno citato le storie di semplici cittadini balzati agli onori della cronaca per vari motivi: Francesco Pantaleo, Lazar Ivanovic, Vincenzina Canto, Maria Teresa Gentile. Per l’occasione è stata consentita la visita all’interno delle cappelle gentilizie, prime fra tutte quella del Barone Mazzara (1956), purtroppo in balia del degrado, nonostante gli sforzi anche del Rotary club con la raccolta fondi (anche se un progetto per il restauro esisteva già clicca.) Saltata, per motivi di tempo, la parte del cimitero della Confraternita di Santa Maria di Loreto, in cui sono conservate le tombe del pittore Alfonso Rossetti, dei due grandi storici Pietro e Guido Piccirilli, di alcune vittime delle incursioni aeree del 30 maggio 1944, dell’ingegnere Carlo Del Monaco, progettista della facciata del teatro comunale e della cappella dell’Immacolata nel Vescovado, come anche il restauro delle chiese SM Tomba, Crocifisso e San Filippo.
IL FOTORACCONTO
Davanti l’ingresso del cimitero Bencivenga, in una breve introduzione, ha relazionato sulla nascita dei moderni cimiteri, citando l’Editto napoleonico di Saint Cloud, del 12 giugno 1804, e quello di Sulmona
Nella prima tappa è stato reso onore alla memoria dei quattro pastori di Roccacasale trucidati dai nazisti proprio in quel luogo il 20 ottobre 1943
Entrati nel cimitero visita alla bellissima Cappella del Barone Mazzara che è stata aperta per l’occasione
Riferimenti sull’araldica, sulla famiglia Mazzara sono stati forniti dallo studioso Fabio Maiorano, il quale ha poi introdotto la storia della prestigiosa opera funeraria (1956) che dal 2002 gode del vincolo della soprintendenza dei Beni Architettonici e Artistici. Partendo dal caso della zeta nel cognome della famiglia. Sottolinea lo storico l’esistenza di una sola famiglia ed aveva la doppia. A spiegare gli interventi di ripulitura effettuati lo scorso ottobre dal Comune e lo stato attuale del monumento è stato Massimo Piccirilli, sottolineando, alla presenza di Anna Colangelo, funzionario della Soprintendenza, che occorrerebbero quasi 500 mila euro per il restauro totale, ma la priorità è la tutela dalle infiltrazioni.
Il Comune acquistò la Cappella Mazzara il 20 novembre 1997 da Pier Paolo D’Agostino Orsini, ultimo erede della famiglia Mazara. A pianta cruciforme, di chiara tendenza neoclassica, l’opera fu commissionata da Francesco Mazzara, barone di Schinaforte, per commemorare la memoria del padre Gentile. Il monumento cimiteriale fu completato in due anni, nel 1910, su progetto dell’igegnere Domenico Poiluucci, il quale si è circondato delle migliori maestranze locali del tempo, per completare la sua realizzazione, come Vincenzo Di Renzo da Sulmon, Onorato di Renzo da Roma, lo scalpellino Francesco Pagliaro e lo stuccatoe Arnalo Di Ramio. L’artista di maggior rilievo che ha operato nel monumento è lo scultore Giovanni Grana.
Saltate per questioni di tempo le cappelle delle Famiglie Sanità e Dorrucci. Maiorano, è passato ad illustrare la tomba della Famiglia Corvi (chiusa in quanto pericolante all’interno), a forma di piramide richiamando l’antico Egitto ha impressi sull’esterno i simboli massonici intarsiati. Baroni di Fontecchio e nobili di Sulmona sono iscritti nel Libro d’Oro della nobiltà italiana con origini napoletane, per altri autori proverrebbero da Isernia. Sarebbero giunti a Sulmona nella seconda metà del XIV secolo
Parola poi al giovane Danilo Borri del gruppo Gotico Abruzzese creato sul social Facebook, il quale ha illustrato la cappella della famiglia Celidonio che conserva le spoglie di Monsignor Giuseppe Celidonio, storico, ricercatore.
La famiglia Orsini, come ha spiegato Maiorano, è quella di cui si parla meno in città. Sulla cappella campeggia uno stemma lapideo, scudo sannitico moderno, accartocciato e timbrato da corona di barone formata da cerchio gemmato sostenente sette punte di lancia visibili, come si legge anche nel “Sulmona dei Nobili e degli Onorati”
Omaggio al benemerito della cultura sulmonese nella parte del cimitero gestita dalla Arciconfraternita della SS Trinità. Bencivenga ha parlato, illustrandone la figura dell’illustre storico, scrittore, studioso di archeologia, della tomba in cui riposa Antonio De Nino (che nacque a Pratola ma morì a Sulmona nel 1907) insieme a sua moglie, Maria Mosca. Nonostante sia stata ristrutturata anche questa, le infiltrazioni continuano a rovinarla creando danni soprattutto nella parte superiore.
Sosta davanti al sacrario con su elencati 400 nomi di prigionieri sterminati dalla spagnola, come testimonia uno scritto di Mario Setta che è stato letto. E non i caduti in battaglia come erroneamente spesso si pensa.
Comincia la serie di personaggi, semplici cittadini, raccontati dai giovani del Write Club di Sulmona, Alice, Paolo e Giorgia i quali ne hanno letto gli episodi tratti di brani tratti dal libro “Il diario di Solimo” scritto dallo stesso Fabio Maiorano.
Primo ad essere citato Lazar Ivanovich, cantante lirico di talento della Jugoslavia che dal 1962 riposa in una delle tombe alle spalle dell’Ossario. La sua storia racconta che in una tournèè italiana si esibì al Teatro caniglia, scritturato dalla camerata musicale sulmonese, ma il giorno dopo scoprirono che era morto nella notte tradito dal cuore. Maiorano ha poi commentato dicendo che una donna slava a Sulmona, avendo saputo di questa storia, si reca spesso sulla sua tomba a deporre fiori freschi.
E’ stata poi narrata la particolare storia di Francesco Pantaleo, sarto socialista (senza tomba), deceduto per mano fascista
Seconda tappa sulla tomba di Vincenzina Canto, studentessa universitaria che morì nel periodo del conflitto mondiale
La storia di Maria Teresa Gentile, che Maiorano ha appellato come la bimba dal cuore, è stata raccontata davanti la sua lapide, è immortalata nella statua bronzea che fu eretta, per volere dei genitori, davanti la scuola di via Togliatti nel 1984. Lei, così legata da un immenso affetto per il suo volpino, morì nel 1977 di crepacuore nel vedere il suo cagnolino nel furgone dell’accalappia cani.
In chiusura un fuoriprogramma. La nipote di Pasquale Balassone, italo americano che morì a 24 anni in guerra dopo che si arruolò volontario. (sulla lapide c’è un errore, come fa notare la nipote). Gli americani donarono il contributo alla famiglia per comprare il loculo che è in concessione perpetua. Furono celebrati a Sulmona solenni funerali alla presenza delle autorità, come racconta la nipote mostrando pagine di un giornale locale che ricordano con le foto quell’episodio.