TAGLI OSPEDALI, CISL “NON SI CONSIDERANO I PROBLEMI DEI TERRITORI DISAGIATI”
<La riorganizzazione della sanità e dei punti nascita non può essere dettata da un piano di rientro, finalizzato esclusivamente all’uscita della Regione Abruzzo dal commissariamento. Inoltre, non si tiene conto del problema che vivono aree territoriali orograficamente disagiate, che vedono Sulmona centro di riferimento dell’Alto Sangro, della Valle Subequana e dell’Alta Val Pescara. In questo bacino di utenza sono stati già soppressi due punti nascita negli ospedali di Castel di Sangro e Popoli. Con la soppressione di Sulmona questi comuni si ritroverebbero il punto nascita più vicino in una distanza compresa tra i 50 ed i 100 chilometri. La paventata chiusura del punto nascita dell’Ospedale di Sulmona, che non supera la soglia minima dei 500 parti annui previsti dal piano Fazio, va esaminato all’interno di una problematica più vasta>. E’ quanto si legge in una nota a firma di Marcello Ferretti e Franca Petrella della Cisl Funzione Pubblica, che sottolineano, in merito ai recenti tagli che interessano l’Ospedale di Sulmona, programmazione ed analisi dei bisogni specifici della popolazione per ambire ad un’offerta sanitaria di qualità.
<Ma i cittadini della provincia dell’Aquila non dovrebbero avere pari diritti? E’ lecito pensare che chi vive nella parte sud della provincia sia stato dimenticato dalle istituzioni. Per questo esigiamo risposte concrete, investimenti reali sull’ospedale di Sulmona con posti letto dove poter trovare assistenza e cure adeguate. Ci meraviglia che in una politica di tagli come quella che stiamo vivendo nessun politico si pone la domanda “ma una vita umana che valore ha?” Spesso, infatti, a pagare il prezzo di queste scelte sono le persone che per una manciata di minuti vedono la propria vita o quella dei propri cari interrompersi per sempre>. Secondo i sindacalisti <la Regione Abruzzo deve garantire il rispetto dei principi universali di equità e qualità delle cure – spiegano – Non sono le risorse disponibili che condizionano il destino di un piccolo ospedale, ma sono le funzioni specifiche a determinare l’adeguatezza delle risorse e le competenze necessarie.
Il reparto ostetrico-ginecologico, insieme alla pediatria, si trova ancora nell’ala vecchia, che non è conforme alle norme di sicurezza, considerando che ci troviamo in un territorio altamente sismico. Inoltre, non bisogna dimenticare che è rimasto solo su carta l’atto aziendale che prevede la realizzazione di una lungodegenza e una clinica neurologica. In virtù di tali scelte politiche si è determinato un aumento della mobilità passiva nei confronti di altre Asl nonché un ricorso sempre più frequente a strutture private convenzionate.
L’intero nosocomio è stato penalizzato nel corso degli anni da scelte politiche che hanno prodotto un suo ridimensionamento come punto di riferimento territoriale in termini di risposta ai bisogni di salute dei cittadini, facendolo scivolare come ultimo della Regione riguardo il tasso di occupazione dei posti letto. Ad oggi abbiamo molteplici unità operative complesse prive di direttori, dato che il personale collocato in pensione non è stato sostituito. Le unità specialistiche che rappresentavano l’eccellenza nella programmazione sanitaria provinciale, come urologia e oculistica, hanno perso le loro capacità attrattive, in quanto non si è cercato di valorizzare le professionalità già presenti, favorendo l’automatico ricambio generazionale all’interno dei reparti. In quest’ottica, si è data la priorità alla ricerca di alte professionalità esterne, con sprechi in termini di risorse economiche, ma soprattutto con enormi difficoltà per garantire la continuità professionale dell’ospedale.>