CARCERE, TROPPE ASSENZE E CARENZA PERSONALE. UIL PROCLAMA STATO DI AGITAZIONE
SULMONA – Stato di agitazione di tutto il personale del carcere di Sulmona proclamato dalla Uil penitenziari, a causa del record di assenze per malattia e carenza di personale, puntando il dito contro chi non ha ascoltato il grido di dolore lanciato nel tempo per una situazione difficile. Il sindacato annuncia un’assemblea nei primi giorni di settembre prossimo per pianificare, con le altre organizzazioni sindacali, manifestazioni e forme di protesta eclatanti. A parlare della difficile situazione nell’istituo di pena di via Lamaccio è Mauro Nardella, vicesegretario regionale e segretario provinciale Uil penitenziario, il quale, in una nota snocciola i numeri: < dalle fisiologiche 10 assenze medie pro die del 2010, quando in carcere erano 310 gli agenti presenti, si è passati ad oltre 35 assenze medie giornaliere e con un organico che si è assottigliato a sole 246 unità>. Spiega Nardella: <sono mesi che il trend delle persone ricorrenti all’istituto della malattia per far fronte ad uno stress arrivato alle stelle è in continua e drammatica crescita. Ogni giorno si registrano record di assenze dal servizio che altro non fanno che fungere da pesantissima zavorra nei confronti di chi si ritrova a prestare servizio presso l’istituto di pena peligno in condizioni a dir poco infernali. Vorremmo tanto fare una disamina dei problemi che hanno portato proprio oggi al massimo storico di 50 assenze per malattie, ma non sapremmo proprio da dove cominciare.
Nell’ultimo sit in di protesta avevamo coniato lo slogan “ vogliamo lavorare per vivere e non morire per lavorare” spiegando, a chi di competenza, non ultimo al Sottosegretario di Stato Giovanni Legnini, le motivazioni legate alle innumerevoli drammaticità caratterizzanti l’istituto carcerario di Via Lamaccio, come la gravissima carenza di personale di gran lunga la principale motivazione dei disagi prodotti. Il tutto con il solo risultato, però, di aver visto sempre di più peggiorare la situazione.
Non farcela più a resistere, per non dire sopravvivere, alle condizioni lavorative disumane dopo anni di continuo logorio, ha portato come logica conseguenza l’allontanamento, nel peggiore dei modi, del personale dalla fonte di stress che ne sta pesantemente condizionando l’aspetto psicofisico>.
Il sindacalista punta il dito contro la <la classe politica capace di produrre solo ed esclusivamente tagli, tagli ed ancora tagli, unito ad una classe dirigenziale regionale e nazionale che troppe volte ha fatto orecchie da mercante ai problemi del tutto vanamente e tante, troppe volte, denunciati dalle organizzazioni di categoria ha fatto traboccare un vaso che per fin troppo tempo, e solo per lo spirito di sacrificio del personale, è rimasto al culmine della sua capacità>.