VOLONTARI FRAZIONI RIESUMANO DAL DEGRADO PICCOLE BELLEZZE
Piccole bellezze, che rischiavano di restare seppellite e inghiottite da sporcizia e degrado, tornano alla luce grazie ai volontari delle frazioni pedemontane. Un po’ per gioco un po’ per arrivare lì dove le amministrazioni comunali non riescono ad agire, dallo scorso settembre, gruppi di residenti di Badia, Bagnaturo, San Pietro, Fonte D’Amore, Case Lupi e Marane, spontaneamente si sono rimboccati le maniche, formando un comitato (ad oggi conta ottanta iscritti) che ogni domenica, munito di scope, carriole e adeguato materiale di propria fornitura, si dà da fare, pulendo e abbellendo strade, sentieri di montagna, aree verdi, monumenti., zone abbandonate lasciate in balia dell’incuria. Un’alternativa alle polemiche inerenti il degrado imperante soprattutto nelle frazioni. In trenta o quaranta persone si danno appuntamento il giovedi sera, per stilare la scaletta degli interventi da eseguire la domenica mattina. <Non vogliamo sostituirci all’amministrazione comunale, il cui intervento è importante> spiega Alfredo Leombruni, portavoce del gruppo, sottolineando che si tratta di un comitato lontano dalla politica. Si dividono le zone e, di volta in volta, di buon mattino, cominciano a lavorare. Stando insieme. Con il sorriso e tanta buona volontà. Riscoprendo il piacere dello stare insieme tra “paesani”, la solidarietà nell’aiutare i vicini in un trasloco o in un lavoretto di riparazione e la soddisfazione di vedere i propri rioni puliti e in ordine, senza spazzatura o erbacce. Con i loro interventi hanno ridato respiro ad aree come quelle adiacenti la Fontana di Ovidio a Fonte d’Amore e l’abbazia di Santo Spirito, agli spazi vicino il cimitero, riscoprendo due singolari strutture, risalenti probabilmente agli anni venti del novecento (scarsa la documentazione storica), utilizzate come pozzo per la captazione dell’acqua diretta al carcere dell’Abbazia. Situate appena dietro la scuola di polizia penitenziaria, a metà strada fra l’eremo di Sant’Onofrio e l’Abbazia, le due strutture giacevano nasconte da cumuli di sterpaglie e rami secchi. L’intenzione dei volontari, adesso, è quella di liberare il sentiero che, alle pendici del Morrone, dal pozzo conduce agli scavi e all’eremo, creando, dunque, un itinerario percorribile che collega più facilmente i due luoghi cari a Celestino.
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