METANODOTTO, COMITATI A LEGNINI ” AVEVA ANNUNCIATO TAVOLO NAZIONALE”

Si rivolgono al senatore Giovanni Legnini, Sottosegretario all’Economia, i comitati sulmonesi per la salvaguardia del territorio, i quali,  in una lettera, dopo aver contestato in un faccia a faccia il governatore regionale (clicca), chiedono che il Governo  ritiri l’impugnazione della legge regionale  n.14/2013 e che  istituisca il tavolo nazionale per individuare le alternative al progetto presentato dalla Snam, riguardante il passaggio del metanodotto nelle zone sismiche.  <Il 29 luglio dello scorso anno, su iniziativa del sindaco Ranalli, ha avuto luogo  a Sulmona un incontro pubblico sulla Snam al quale hanno preso parte numerosi cittadini e rappresentanti delle Istituzioni. Nell’occasione lei annunciò che, dopo l’estate, sarebbe stato convocato un tavolo  a livello nazionale per affrontare l’annosa e controversa questione del metanodotto e della centrale di compressione> ricordano gli ambientalisti sulmonesi < A distanza di quasi otto mesi da allora, nessuna iniziativa è stata presa da parte del Governo per il recepimento della volontà manifestata da tutti i livelli istituzionali>.  Aggiungono poi che  <al riguardo tutti i più importanti organi elettivi (Regioni, Province e Comuni) hanno adottato deliberazioni, quasi sempre con voti unanimi, con cui esprimono la propria netta contrarietà al progetto della Snam che colloca un’infrastruttura fortemente impattante in territori, quali  quelli dell’ Appennino centrale,  tra i più altamente sismici e di più elevata qualità ambientale dell’intera penisola.

Ancora più inaccettabile> proseguono nella nota <è il fatto che il Governo continui ad ignorare la decisione assunta, con voti unanimi, dalla  Commissione Ambiente della Camera dei Deputati il 26 ottobre 2011. La risoluzione approvata impegna espressamente il Governo “a disporre la modifica del tracciato” del gasdotto e ad istituire un apposito tavolo per la individuazione di soluzioni alternative che escludano, comunque, “la fascia appenninica al fine di evitare, sia gli alti costi ambientali che deriverebbero, sia l’elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuto al rischio sismico che metterebbe a dura prova la vulnerabilità della condotta”.

Non solo il tavolo per la individuazione delle alternative non è mai stato convocato, ma da parte del Governo si continua a contrastare, con modalità che spesso appaiono pregiudiziali, ogni iniziativa legislativa adottata a livello regionale per la tutela del territorio. E’il caso della Legge della Regione Abruzzo n. 14 del 7 giugno 2013, impugnata dal Governo davanti alla Corte Costituzionale (l’udienza è fissata per il prossimo 8 aprile), con la paradossale motivazione che “introducendo una disciplina di dettaglio per la localizzazione delle centrali di compressione a gas” attraverso uno studio particolareggiato della risposta sismica locale, si finirebbe per “impedirne la localizzazione su larga parte del territorio regionale”. Come è possibile che esigenze di carattere industriale e commerciale vengano anteposte a diritti costituzionalmente garantiti quali quelli alla sicurezza e alla salute dei cittadini? Dov’è finito il principio di precauzione? Non si toglie così valore alle normative dirette alla mitigazione del rischio sismico e quindi alla realizzazione di una efficace politica di prevenzione?> chiedono i comitati che  continuano ripercorrendo i fatti <Il Consiglio Regionale d’Abruzzo, il 3 dicembre scorso, ha approvato alla unanimità una risoluzione con cui giudica irragionevole la presa di posizione del Governo nazionale e fa voti affinché dallo stesso venga ritirata l’impugnazione della legge. Facciamo, pertanto> concludono <appello al ruolo autorevole che lei svolge nel Governo per impedire che sui cittadini  vengano calate dall’alto  scelte unilaterali e, al contrario, si percorrano tutte le strade per giungere a soluzioni condivise.>