CRISI POLITICA, SBIC “TORNI A BORDO PEPPINO!”
Elezioni anticipate e l’ennesimo commissario non sono le soluzioni che auspica Sbic, considerandole forse <il male minore rispetto all’attuale galleggiamento amministrativo tra una rissa e l’altra>. Il popolo di Sulmona Bene In Comune si è riunito ieri in assemblea, bollando con un giudizio <unanime e negativo> la crisi che avvolge in una nebbia palazzo San Francesco. <Se l’amministrazione Federico, in cinque anni, ha fatto poco e male, quella di Ranalli, in nove mesi, non ha fatto nulla. Quello che ha cercato di fare, in maniera frammentaria e improvvisata, è stato dannoso per la città>. E’ il commento di Sbic che considera la crisi politica <frutto non di uno scontro sui provvedimenti, ma delle solite manovre di piccoli politici che si credono grandi strateghi, pronti a sacrificare il bene comune per soddisfare le proprie ambizioni personali>. Di fronte a questa <inammissibile paralisi>, secondo l’assemblea del movimento, il sindaco Ranalli deve assumersi le sue responsabilità. <Così determinato durante le primarie del centrosinistra, “contro tutto e contro tutti” diceva, così combattivo nello scontro elettorale, Ranalli appare oggi frastornato, indeciso, ostaggio dei soliti personaggi che hanno ridotto la città in queste condizioni> aggiunge Sbic, precisando, inoltre, che il movimento, rappresentato in aula consiliare dal Consigliere Alessandro Lucci, in questi primi mesi dell’amministrazione, ha insistito perché fossero affrontati i problemi più urgenti, proponendo provvedimenti e soluzioni,< ma le risposte della maggioranza sono state assolutamente insoddisfacenti>. <Il sindaco, che si è guardato bene dal rendere pubbliche le ragioni della crisi, ora è davanti ad un bivio: o assume le responsabilità per le quali è stato eletto, contando sul sostegno dei sulmonesi che lo hanno votato, o ammetta di non essere in grado di governare e si dimetta>. Con riferimento a note frasi a mo’ di ordine riguardanti il caso drammatico della nave concordia, il movimento auspica, dunque, che il primo cittadino resti al timone in questa situazione in cui si rischia di affondare.