L’ADDIO AL GIOVANE MARCO

Le sue canzoni preferite, la moto parcheggiata lì davanti la chiesa e fatta ruggire al passaggio della bara bianca portata a spalla da quanti hanno voluto bene a Marco Liberatore, il giovane di Corfinio deceduto lo scorso venerdi nell’ospedale dell’Aquila dopo aver lottato nel reparto di Rianimazione per la vita da quel terribile 18 gennaio, quando il pulmino che guidava andò a schiantarsi tragicamente contro un albero sull’Altopiano delle Cinquemiglia. Tremendo incidente in cui perse la vita il quattordicenne sulmonese Salvatore Di Padova e rimasero feriti i sei giovani rugbisti a bordo. Un collage delle sue foto più belle, una sua gigantografia, striscioni con frasi affettuose da far arrivare fin lassù. Palloncini a forma di lettere compongono il suo nome, svettando dietro la folla, rimasta fuori la basilica già gremita. Sullo sfondo un cielo plumbeo carico di pioggia. E fiori, tanti tanti fiori. Sulle gradinate ai piedi dell’altare e portati in braccio da bambini e ragazzi nel lungo e composto corteo dalla chiesa di San Pelino al cimitero. In rispettoso silenzio tra lacrime ed emozioni. Toccante. E di sottofondo le canzoni di Baglioni e dei Gemelli Diversi, che suonavano dalla radio di una Panda rossa in testa alla processione. Un silenzio sordo, spezzato da un doloroso grido <Marco! Marco! Marco!> urlato dai suoi amici, con tutta la rabbia nel cuore, contro una morte ingiusta che si è portata via un ragazzo negli anni più belli della vita. Risulta difficile anche accennare a un sorriso, di quelli spontanei che a volte sono utili a tamponare il pianto. Sorretto e confortato da amici e parenti, dagli atleti di quel rugby che rende tutti fratelli, il composto e straziante dolore dei genitori, del fratello, dei familiari, degli amici, della sua fidanzata che stringeva a sè il suo casco. Tutto il suo paese ha voluto salutare Marco per l’ultima volta, insieme al mondo del rugby peligno, tra cui il padre del giovane Sasà. Per le istituzioni c’erano il sindaco di Vittorito e di Raiano, il vicesindaco di Sulmona e la vicepresidente della Provincia dell’Aquila. Obiettivi delle telecamere e macchine fotografiche tenuti muti durante la funzione religiosa, su richiesta, rispettabile, dei genitori del giovane. A fare da portavoce è stato il prete Don Vincenzo Paura, al termine dei momenti di preghiera che hanno preceduto il rito funebre da lui celebrato. Ha, poi, invitato, al microfono, e con toni decisi, tutti i giornalisti ad uscire dalla chiesa precisando che era vietato persino registrare la sua omelia e le parole nelle letture dei ragazzi, impedendo quindi di raccontare quanto accadeva e di riportare fuori dalla chiesa la parola di Dio. Due mongolfiere illuminate all’interno da due lanternine sono state lasciate volare in cielo all’uscita del feretro dalla basilica. Una per Sasà e una per Marco.

 

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IL LUNGO CORTEO CHE HA ACCOMPGNATO IL FERETRO NELL’ULTIMO VIAGGIO