METANODOTTO, LA SPERANZA DEI COMITATI: SI PUO’ VINCERE

La Regione Puglia ha bocciato il progetto del gasdotto TAP che prevede l’approdo a Melendugno (Le). Lo scrivono a caratteri cubitali nella nota i comitati peligni per la salvaguardia del territorio che di mollare la battaglia, contro la realizzazione del metanodotto e della centrale di compressione gas a Sulmona, proprio non ne vogliono sapere. “La vittoria è possibile” affermano guardando al caso pugliese. “Rivolgiamo un appello” dicono “a quanti finora hanno sostenuto questa battaglia civile e democratica – istituzioni, forze politiche e sociali, associazioni – a rafforzare l’opposizione perché sono in gioco valori e diritti irrinunciabili quali la tutela della salute e dell’ambiente, la difesa della nostra economia, il futuro dei nostri figli e il rispetto delle regole che sono alla base del nostro Stato di diritto”. Nel comunicato spiegano che  “il TAP (Trans Adriatic Pipeline) è il gasdotto che dovrebbe connettere Italia e Grecia attraverso l’Albania, permettendo l’afflusso di gas naturale proveniente dall’Azerbaijan.  Dalla Puglia il TAP si collegherebbe con  il “nostro” gasdotto, ovvero la  “Rete Adriatica” progettata  dalla SNAM, che dovrebbe attraversare i territori più altamente sismici dell’Appennino centrale: Marche, Umbria e in Abruzzo la Valle Peligna e buona parte della Provincia dell’Aquila. I due metanodotti hanno una finalità prettamente commerciale: il gas è destinato al mercato europeo e cioè ad essere rivenduto per incrementare i profitti delle multinazionali del settore. Il “no” pronunciato dagli organi tecnici della Regione Puglia recepisce le fondate ragioni delle popolazioni locali che da diversi anni stanno conducendo una dura battaglia contro il TAP, fortemente contrarie sia all’approdo che alla grossa centrale di depressurizzazione (12 ettari). Il Sottosegretario De Vincenti, contestato in una accesa assemblea pubblica svoltasi a fine anno, ha dichiarato di voler rispettare la volontà popolare. Da noi, invece, il Presidente Chiodi ed il suo Governo regionale, calpestando i più elementari principi democratici, continua  ad infischiarsene non solo della volontà popolare, ma soprattutto delle decisioni ripetutamente assunte dal Consiglio Regionale (due leggi e tre risoluzioni) che gli impongono di negare l’intesa su un’opera che presenta criticità anche maggiori rispetto al TAP. Chiodi ed i suoi (tra cui il Dirigente Antonio Sorgi, recentemente indagato dalla Magistratura), anziché difendere i legittimi diritti del territorio e dei cittadini abruzzesi, sono totalmente subalterni alla volontà  delle multinazionali del gas.

Il Governo nazionale (prima Berlusconi, poi Monti e ora Letta) agisce come braccio operativo dei poteri economici  e finanziari che portano avanti questi devastanti progetti, tanto da ignorare  la decisione di contrarietà assunta, in merito alla “Rete Adriatica”, dalla Camera dei Deputati e da impugnare sistematicamente, anche con motivazioni assurde, le leggi della Regione Abruzzo che tutelano il territorio”.

Incalzano nella battaglia gli ambientalisti sostenendo che  “la vittoria, anche se non definitiva, ottenuta dai cittadini del Salento,  insegna che la lotta paga: essa rende ancora più forte la battaglia che i cittadini di Sulmona, dell’Abruzzo interno, dell’Umbria e delle Marche stanno portando avanti da oltre 6 anni ormai contro l’ “ecomostro” della SNAM. Le due lotte sono idealmente collegate e dimostrano che la prepotenza delle multinazionali,  che  impongono dall’alto progetti non condivisi dai territori, può essere sconfitta”.