ORCHESTRA OF UKRAINA, UNA SECONDA INAUGURAZIONE DEL “CANIGLIA”
di Lucrezia Daniele Una seconda inaugurazione al Teatro “Maria Caniglia” di Sulmona. Mancava il tappeto rosso all’ingresso, domenica scorsa, i due centralissimi palchetti riservati alle autorità erano vuoti, ma la cosa più importante era presente: la musica. Quella di altissima qualità, un repertorio appassionato e un schiera di artisti virtuosi accompagnati da un intenso direttore che hanno regalato ai tanti spettatori presenti e alla Camerata Musicale Sulmonese, organizzatrice del prestigioso concerto, un grandioso ed indimenticabile ritorno al Teatro Caniglia.
Ad esibirsi la National Symphony Orchestra of Ukraina, al pianoforte Martina Filjak, diretti dal maestro Nicola Giuliani: hanno riempito il palcoscenico e i cuori del pubblico del gremito teatro sulmonese. L’Orchestra è una delle più attive ed apprezzate nel panorama internazionale. E’stata fondata nel 1918 a Kiev come Ucraina State Symphony Orchestra e dal 1937 al 1962 è stata condotta da Nathan Rachlin.
Il maestro Nicola Giuliani ha compiuto gli studi musicali al Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari, perfezionandosi in numerosi corsi e masterclasses per direzione d’orchestra, musica da camera e corno. Ha diretto importati orchestre in Italia e all’estero e attualmente è docente al conservatorio “Arcangelo Corelli” di Messina.
La serata si è aperta con il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 op. 18, opera del compositore, pianista e direttore d’orchestra russo naturalizzato statunitense Sergej Vasil’evič Rachmaninov (1873 –1943). L’autore, malgrado la profonda conoscenza e ammirazione dei musicisti russi, si dedicò alla composizione scegliendo un linguaggio cosmopolitico, colmo di elementi della musica occidentale. Scritta dopo l’insuccesso ottenuto nel 1897 della Prima Sinfonia e dopo le cure del dott. Nikolaij Dahl dovute ad una profonda depressione, il Concerto n. 2 è una delle opere più intense dell’artista russo. E’ tra i pezzi più eseguiti dai pianisti con l’orchestra, per le proprietà della scrittura solistica, tecnicamente vivace e ricca di vigoroso lirismo. Il pianoforte ha una veste prioritaria rispetto all’orchestra, intesa come accompagnamento e contrapposta allo strumento solista in un gioco di sonorità regolato secondo un raffinato gusto delle melodie. Il concerto, presentato a Mosca nel 1901 e dedicato proprio al dott. Dahl, è nella struttura tradizionale in tre tempi. Il secondo tempo, l’adagio sostenuto, rappresenta verosimilmente il movimento più intenso e conosciuto dell’opera. Visione di un sentimento propriamente post-romantico, il concerto combina ad un momento solistico ad alta difficoltà nelle capacità esecutive, un pensiero di notevole intensità, ricco di slancio e di svelata poesia.
A regalare questo straordinario momento con l’orchestra ucraina è stata la pianista croata Martina Filjak, attiva a livello internazionale come pianista concertista.
Il secondo tempo di questa eccezionale serata è stato un confronto, un duello musicale tra due geni della musica, coetanei, dei quali quest’anno ricorrono i duecento anni dalla nascita: Richard Wagner e Giuseppe Verdi. I due pensieri e modi di vedere e fare musica del XIX secolo che hanno influenzato e segnato le generazioni postume di compositori e musicisti.
Del compositore tedesco, l’attento pubblico sulmonese ha potuto ascoltare l’Overture de “I maestri cantori di Norimberga” e l’Overture di Tannhäuser.
Richard Wagner è il più noto esponente del periodo romantico ed è noto per la riforma del teatro musicale. Andando controcorrente rispetto ad i suoi illustri colleghi, Wagner componeva nella sua totalità e da solo l’intera opera, dal libretto alla sceneggiatura. Le sue composizioni, soprattutto quelle del suo periodo più maturo, sono rilevanti per le armonie, l’eterogeneità, l’orchestrazione e per l’uso del “leitmotiv” o motivi conduttori: unità musicali allacciate a determinati simboli, persone o situazioni con valori sentimentali e drammatici.
Rappresentata per la prima volta a Monaco nel 1868, «I Maestri Cantori di Norimberga» è l’unico melodramma non tragico del repertorio wagneriano e nella sua Ouverture concentra e riepiloga, come forse mai accade in altra opera dell’autore, tutto lo spirito e i conflitti della storia sino alla fine, sviluppando tutti i temi che si incontrano nel corso dell’intera opera.
L’Ouverture di “Tannhauser” invece, è il segno di un importante passaggio del linguaggio orchestrale dell’autore alla ricerca di una sua personale sonorità. L’opera ha come tematiche l’amore sacro e l’amore profano: è lo scontro tra due idee inconciliabili, generate dalla situazione conflittuale dell’uomo fra amore ascetico religioso e amore voluttuoso sensuale.
Alla riforma wagneriana abilmente eseguita dai musicisti dell’Orchestra, gli spettatori del Teatro Caniglia hanno potuto confrontare il repertorio operistico di Giuseppe Verdi. Il maestro di Busseto conosceva e non apprezzava il suo coetaneo tedesco nonostante l’uso comune, nel suo periodo maturo, dei motivi conduttori. Con gli anni comunque, Verdi mutò il proprio giudizio sulla musica di Wagner, e per la morte di quest’ultimo, pronunciò parole di profonda stima e ammirazione.
Alle Ouverture di Wangner l’orchestra risponde e fa emozionare il pubblico con quelle di Giuseppe Verdi tratte da “Les vêpres siciliennes” e “La forza del destino”. La prima, scritta su libretto di Eugène Scribe e Charles Duveyrier, ispirato alla vicenda storica dei Vespri siciliani è un’opera davvero appassionante che regala un Verdi tutto teso alla sperimentazione, soprattutto a livello di orchestrazione. Alcuni momenti sono, in questo senso, davvero notevoli, a principiare proprio dalla struggente ouverture che rivela superbamente, alcuni dei temi più suggestivi che verranno ripresi nel corso dell’opera.
“La forza del destino” è un melodramma in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave, tratto da un opera di Angel de Saavedra. L’ouverture introduce l’ascoltatore nel pieno del dramma con tre accordi, decisi, che raffigurano il destino funesto che si rovescerà sulla protagonista. Una perla rara sia nella produzione di Verdi che nella tradizione operistica, per l’eterogeneità delle melodie che accompagnano i temi dell’amore e della morte, della fedeltà e della vendetta.
Tutto questo in una sola serata. In un’occasione di altissimo livello musicale portato ad una grande espressione grazie al talento dei musicisti sul palco. Gli spettatori sulmonesi hanno avuto anche un’altra grande fortuna, quella di vedere accontentata la loro richiesta del bis. E ancora una sorpresa ed un’emozione. Il maestro Nicola Giuliani ha introdotto una fantasia tra le arie più belle tratte dalla colonna sonora del film “Il padrino” di Nino Rota.
E’ iniziata all’insegna della qualità, del virtuosismo e dell’eccezionalità del repertorio la nuova stagione della Camerata Musicale Sulmonese, confidando che non sia solo in momenti come questi che il Teatro Caniglia a sia così emozionante e vivo, soprattutto di persone e non solo di musica ed arte.
Prossimo appuntamento
Per la festa di Santo Stefano, Giovedi 26 dicembre alle ore 17:30, presso il Teatro Comunale MARIA CANIGLIA il concerto degli alti ALTI & BASSI chiamato: “Christmas, le voci della Notte Santa tra jazz e gospel”.
Andrea Thomas Gambetti, note alte e falsetto.
Alberto Schirò, voce di tenore pop.
Paolo Bellodi, note alte, medie, basse e falsetto
Diego Saltarella, note da tenorissimo
Filippo Tuccimei, notte basse e contrabbasso