CONFESERCENTI “VALLE PELIGNA RISCHIA DI RESTARE AREA SOTTOSVILUPPATA”

Pubblichiamo un’amara riflessione del vicepresidente provinciale Confesercenti, Pietro Leonarduzzi, sulla crisi che attanaglia il nostro territorio ormai da anni. Sottolinea la necessità di stringere i tempi e prendere immediate decisioni per ridare fiducia alle famiglie: adeguare il sistema  trasporti, investendo sull’accoglienza, rilanciare turismo, guardare ai negozi di vicinato e ai centri commerciali naturali come attrattiva d’integrazione, promuovere tutela ambiente. Gli enti, sostiene Leonarduzzi, “non sono neanche in grado di un’ attenta strategia sull’utilizzo dei Fondi FAS. Se continua così, se il disinteresse continua a crescere, la Valle Peligna rischia di restare per sempre un’ “Area sottosviluppata”. Dove sono i progetti? Dove sono i cantieri di opere che potrebbero far ripartire le attività di centinaia di aziende artigiane?” Aggiunge che   occorre dare un seguito concreto ai progetti della DMC, creare un polo locale anche attraverso i Contratti di Rete per l’incoming, ridurre i costi sulle imprese che operano nel turismo.

“Il 2013 ha segnato il sesto anno consecutivo di recessione economica del nostro Paese. Una crisi profonda, che ha colpito tutto l’Italia. Anche nel Centro Abruzzo, si è registrato un bilancio negativo. Oggi siamo in uno stato molto precario. I segni della crisi sono forti e inquietanti. Aumentano tutti gli indicatori negativi: la flessione dell’occupazione, la minore disponibilità di reddito, la chiusura di imprese, l’aumento dei fallimenti. Soprattutto, la prospettiva non è per niente positiva. La Confesercenti valuta negativamente alcune questioni generali e attribuisce ad esse la grande responsabilità della crisi e del disagio sociale che essa provoca: un fisco esoso, una pressione di tributi e tariffe locali soffocanti, burocrazia e adempimenti insopportabili, poca fiducia e sostegno dal mondo del credito, costo del lavoro troppo alto, rilancio di politiche che favoriscano i consumi delle famiglie. A questo occorre aggiungere il ritardo infrastrutturale, l’assenza di politiche per le opere pubbliche e di sostegno all’economia fatta da molti settori d’eccellenza, dal turismo al commercio, dall’artigianato all’enogastronomia.

La scure della crisi si abbatte inesorabilmente sulle famiglie e si dimostra con la discesa vorticosa della spesa. Il calo delle vendite di ottobre segnalato dall’ISTAT, ancora una volta, è dato grave ma non inatteso: l’aumento dell’aliquota IVA, scattato il primo ottobre ha infatti minato ulteriormente la fiducia dei consumatori, traducendosi in contrazione della spesa. E’ la dimostrazione dell’inefficacia di una politica fiscale punitiva sui redditi e sui consumi, e che oltretutto non porta i benefici previsti all’erario. Nei primi 10 mesi dell’anno, infatti, il gettito proveniente da imposte indirette ha subito un vero e proprio crollo (-3,7 miliardi) a causa della continua riduzione dei consumi che proprio gli aumenti fiscali hanno contribuito a creare. A farne le spese sono, soprattutto, le piccole superfici, che tra gennaio e ottobre segnano un calo di vendite del 3,1%, quasi triplo rispetto a quello della grande distribuzione (-1,1%). L’aumento IVA andava evitato, così come occorreva ed occorre una svolta profonda nella politica fiscale di questo Paese, vista la pressione fiscale effettiva che ha ormai superato la soglia del 55%.
La stretta del credito è tra gli ostacoli più spesso lamentati dalle nostre PMI. Si assiste al continuo crollo delle erogazioni a favore delle imprese: una situazione difficile, arginata per ora dal fondamentale ruolo svolto dai Confidi promossi dalle associazioni di imprese, in modo particolare da quelli del Sistema Confesercenti: CoopCredito e Cooperativa Artigiana Regione Abruzzo. Ma c’è bisogno, comunque, di politiche di sostegno forte per favorire l’accesso al credito. Bisogna dire che se fino a ieri le sofferenze delle micro-imprese erano di entità minima; oggi le stesse non riescono a tenere il passo e ad assicurare i rientri nei tempi stabiliti.
Non si può restare a guardare! C’è bisogno di una spinta sull’acceleratore dello sviluppo locale: adeguando del sistema dei trasporti, investendo sull’accoglienza, rilanciando i nostri paesi riservando grande attenzione ai negozi di vicinato e ai centri commerciali naturali come attrattiva d’integrazione; occorre frenare il consumo di suolo per grandi superfici commerciali, risolvendo la questione delle marginalità produttive e promuovendo la tutela ambientale. Ma qui debbono essere protagonisti e promotori gli Enti locali; però, questi ultimi non sono neanche in grado di una attenta strategia sull’utilizzo dei Fondi FAS. Se continua così, se il disinteresse continua a crescere, la Valle Peligna rischia di restare per sempre un’ “Area sottosviluppata”. Dove sono i progetti? Dove sono i cantieri di opere che potrebbero far ripartire le attività di centinaia di aziende artigiane? Il turismo è una leva fondamentale per lo sviluppo del nostro territorio: occorre dare un seguito concreto ai progetti della DMC, mettere fine alla strozzatura territoriale e pretendere un sistema ferroviario a sostegno del turismo con un sistema dei trasporti funzionale. È necessario superare il pregiudizio secondo cui il turismo peligno comunque farà risultati: sappiamo tutti, però, che così non è. Bisogna investire nella promozione e smettere di disperdere le risorse in mille rivoli. Occorre puntare alla commercializzazione, creare un polo locale anche attraverso i Contratti di Rete per l’incoming, ridurre i costi sulle imprese che operano nel turismo. Occorre lavorare per favorire il miglioramento dell’accoglienza, l’informazione ed il recupero di un ruolo per il territorio abbandonato allo spontaneismo dopo la soppressione delle aziende di promozione turistica provinciali. Bisogna investire sulla qualità, promuovendo i nostri beni culturali e le attrattive artistiche attraverso un calendario degli eventi, lo sport, il benessere e la salute personale, l’artigianato di qualità e le produzioni tipiche”