IN TANTI AL FILM SU ARMIDA MISERERE

Un lungo applauso finale, carico di quelle intense emozioni che dal grande schermo sono arrivate nitide al numeroso pubblico sulmonese del cinema Pacifico, ha segnato l’apprezzamento del film “Come il Vento”, diretto da Marco Simon Puccioni (ospite in sala, come già anni fa) incentrato sulla drammatica vita di Armida Miserere, direttrice del carcere di Sulmona, morta suicida esattamente dieci anni fa, a 47 anni, la sera del venerdi santo (19 aprile)  nell’istituto di pena di via Lamaccio. La pellicola proiettata ieri sera come evento speciale nella prima giornata del Sulmonacinema Film festival, giunto alla trentunesima edizione, organizzato dall’omonima associazione guidata da Marco Maiorano, ha richiamato tantissimi spettatori, tanto da registrare soldout già nella prevendita. In platea molti agenti in forza all’istituto penitenziario sulmonese all’epoca dei fatti, insieme a curiosi e a cittadini che in un modo o nell’altro avevano conosciuto e incontrato la lady di ferro, una delle prime donne in Italia a dirigere un carcere (dalla metà degli anni ottanta) riuscendo ad affermarsi in un ambiente ancora militarizzato e maschilista, ottenendo stima e rispetto dagli agenti e dalla popolazione carceraria, all’interno dei penitenziari ritenuti più “caldi” d’Italia. Nel cinema gremito anche i vertici del supercarcere sulmonese, come il provveditore Bruna Brunetti e la nuova direttrice Silvia Pesante, da qualche settimana in città, la quale ha commentato in una battuta telegrafica, raccontando che “le emozioni correvano veloci” durante il film, spiegando rapidamente di aver conosciuto Armida Miserere e di non aver lavorato con lei. Sul grande schermo immagini della bella Sulmona: uno scorcio di corso Ovidio, il Morrone innevato, l’esterno della casa di reclusione e la processione del venerdi Santo, con lo struscio, il coro dei trinitari con primi piani (sotto fondo non il Miserere, ma la marcia funebre), fedeli, turisti e sulmonesi ai lati ad assistere ad uno dei più toccanti riti pasquali abruzzesi (materiale documentario fu girato in città nel 2011 e poi telecamere accese per alcune scene in centro storico e nel carcere nel novembre 2012).  Una bravissima Valeria Golino ha ben interpretato, in maniera forse più morbida, la forte e triste direttrice, che decise di farla finita, nel suo appartamento vicino il carcere, proprio nella sera del venerdi Santo, nell’ora in cui la città di Sulmona era in strada per la tradizionale Processione del Cristo morto. La ricostruzione del tragico fatto è fedele alla cronaca: i suoi ricordi più belli sul letto, uno dei due suoi pastori tedeschi accanto, una lettera, che lascia aperti dubbi, in cui denunciava le ingiustizie che aveva subìto e, agli amici, il compito di trovare un senso a quel tragico gesto, misto d’amore, angoscia e vendetta, e di raccogliere la sua eredità. Poi il colpo di pistola alla tempia, epilogo drammatico di una vita dalle apparenti contraddizioni: la reputazione di donna dura, tenace e caparbia, che tiene testa a persone molto forti. Il tentativo di mantenere vivo il suo lato più umano e femminile. Condannata a perdere l’uomo che ha veramente amato e a vivere un’esistenza al limite, cercando, fino alla fine, giustizia e amore nel sistema penitenziario,  Armida, con il suo senso del dovere e il suo rigore morale, è stata anche un personaggio insolito e, per certi versi, scomodo nell’amministrazione dello Stato.  Dopo aver sofferto la perdita dei suoi cari, si è dedicata anima e corpo ad uno dei lavori più difficili, accettando tutti gli incarichi  richiesti. Un intreccio di ragioni pubbliche e private le hanno reso la vita insopportabile. Forse lo Stato che le avrebbe chiesto troppo, forse l’impossibilità di avere giustizia, forse  il desiderio di raggiungere il suo unico amore strappato via anni prima dalla morte, l’hanno portata la prendere la lucida e terribile decisione.

A proiettori spenti, accompagnato dal direttore artistico del festival sulmonese, Silvestri e dal presidente dell’associazione, il regista Marco Simon Puccione con grande disponibilità  ha risposto alle diverse domande che arrivavano dal pubblico. Ha prima precisato che si tratta di un film tratto da una storia vera, diverso dalla cronaca pura. Ha spiegato, poi, di aver incontrato titubanza iniziale da parte delle amministrazioni dei penitenziari alla proposta di una tale pellicola, che ha deciso di realizzare colpito dalla forza e dalla particolarità di un personaggio come la Miserere, soprattutto donna direttore di un modo difficile come il carcere.

Poco approfondite le problematiche dei detenuti, in primo piano emerge proprio la protagonista, affiancata, inoltre, da un cast di tutto rispetto (Filippo Timi, Francesco Scianna, Chiara Caselli).

A ricordare la figura di Armida Miserere un agente del penitenziario sulmonese, Frank Mastrogiuseppe, tracciandone il profilo avendo lavorato al suo fianco.

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da sinistra direttrice carcere Silvia Pesante, insieme al provveditore e dirigente amministrativo

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PROSEGUE IL FESTIVAL. OGGI SECONDA GIORNATA

Seconda giornata di proiezionin sullo schermo del Pacifico per il festival il cui filo rosso, anche quest’ anno è il concorso di opere prime e seconde.

In apertura oggi, giovedì 19 dicembre, alle 16  in concorso “Via Castellana Bandiera” di Emma Dante. È domenica pomeriggio e lo scirocco soffia senza pietà su Palermo. Due donne, Rosa e Clara, venute per festeggiare il matrimonio di un amico, si perdono nelle strade della città e finiscono in una specie di budello: Via Castellana Bandiera. Nello stesso momento, un’altra macchina guidata da Samira, dentro la quale si ammassa la famiglia Calafiore di ritorno dal mare, arriva in senso contrario e penetra nella stessa strada. Né Rosa al volante della sua Multipla, né Samira, donna antica e testarda al volante della sua Punto, intendono cedere il passo l’una all’altra.
A seguire alle ore 18,00, sempre in concorso, è in programma “La prima neve” di Andrea Segre . La prima neve è quella che trasforma i colori, le forme, i contorni. Dani non ha mai visto la neve perché è nato in Togo ed è arrivato in Italia in fuga dalla guerra in Libia. È ospite di una casa accoglienza a Pergine, paesino nelle montagne del Trentino, ai piedi della Val dei Mocheni. Ha una figlia di un anno, di cui però non riesce a occuparsi. Un dolore profondo lo blocca. Dani viene invitato a lavorare nel laboratorio di Pietro, un vecchio falegname e apicoltore che vive in un maso di montagna insieme alla nuora Elisa e al nipote Michele, un ragazzino di 10 anni molto irrequieto. Il padre di Michele è morto da poco, lasciando un grande vuoto nella vita del ragazzino, che vive con conflitto il rapporto con la madre e cerca amicizia nello zio Fabio. La neve prima o poi arriverà e non rimane molto tempo per riparare le arnie e raccogliere la legna. Un tempo breve e necessario, che permette a dolori e silenzi di diventare occasioni per capire e conoscere. Un tempo per lasciare che le foglie, gli alberi e i boschi si preparino a cambiare. In quel tempo e in quei boschi, prima della neve, Dani e Michele possono imparare ad ascoltarsi.
Ultimo film a concorso della giornata alle 21 è “Il venditore dimedicine” di Antonio Morabito. Bruno ha quasi quarant’anni e fa l’informatore medico. La sua azienda è in crisi. I “venditori di medicine” sono messi sotto stretto controllo dal capo area per valutare le loro performance e decidere chi resterà e chi verrà licenziato. Ufficialmente Bruno dovrebbe far visita ai medici, presentare loro le ultime novità in fatto di ricerca farmaceutica, capire con loro l’effetto dei farmaci sui pazienti. Ma l’azienda di Bruno, come tante altre case farmaceutiche, pratica il comparaggio. Bruno ama Anna, sua moglie, la quale non sa nulla delle pressioni che sta subendo dall’azienda a causa della crisi. Bruno è stimatissimo da lei, dai suoceri, dagli amici, guadagna tanto e si è abituato ad un certo tenore di vita. La situazione al lavoro precipita. Lo scontro con un dottore etico gli arreca una sconfitta senza precedenti. Ormai, per non essere licenziato, non gli resta che tentare un colpo veramente rischioso: corrompere un primario di oncologia, ma il Prof. Malinverni sembra inespugnabile. L’incontro fortuito con un suo vecchio amico ridotto molto male a causa di esperimenti farmaceutici cui si è prestato in cambio di lauti compensi, accende in Bruno un piccolo campanello che forse lo desterà dal suo stato di alienazione.
In sala sarà presente la giuria composta da persone competenti ed espressione del territorio: sei componenti selezionati in ambito locale tra studenti di scuole superiori, soci fondatori di Sulmonacinema e professionisti del settore, presieduta da un personaggio eclettico, poeta, musicista, attore e regista, David Riondino.
Tutti i giorni alle ore 20 degustazione di prodotti tipici del territorio.

E’ POSSIBILE ACQUISTARE BIGLIETTI E ABBONAMENTI PRESSO LA ROTONDA DI SAN FRANCESCO (Corso Ovidio, Sulmona).
Orari biglietteria : Dal 18 al 21 dicembre: Costo singola proiezione 4 euro
Costo abbonamento (accesso a tutte le proiezioni) 15 euro
Costo tessera socio sostenitore (sconti presso esercizi convenzionati) 5 euro
Per maggiori informazioni e per scaricare il catalogo in pdf: www.sulmonacinema.it