LA VERDI BAROCCA PROTAGONISTA RAFFINATA AL PACIFICO DI SULMONA
di Lucrezia Daniele Altro evento imperdibile e di qualità ieri al Cinema Teatro Pacifico per la 61esima Stagione Concertistica della Camerata Musicale Sulmonese. Ad esibirsi sul palco, per un concerto realizzato nell’ambito del Progetto Circolazione Musicale in Italia del CIDIM con il sostegno della Fondazione Cariplo, l’orchestra La Verdi Barocca di Milano, ideata e diretta Ruben Jais, che da questa nuova stagione ha cambiato nome per ricambiare l’affetto del pubblico, adottando il soprannome con cui è stata amichevolmente chiamata sin dall’inizio, LaBarocca.
L’ensemble è perfezionato nell’esecuzione del repertorio dal tardo rinascimento al primo classicismo, secondo un approccio filologico. In un panorama contenuto per la musica antica, LaBarocca è una realtà confortante e d’esempio per il futuro: è una bella e straordinaria esperienza che, in cinque anni di intensa attività, si è misurata con opere eccellenti del repertorio barocco congiuntamente a riscoperte di brani meno celebri.
Il fortunato e attento pubblico sulmonese ha potuto ascoltare il Concerto Brandeburghese n.5 in Re Maggiore prima e il Concerto Brandeburghese n.3 in Sol Maggiore poi, di Johann Sebastian Bach (1685-1750), chiamati così perché dedicati al margravio Cristiano Ludovico di Brandeburgo-Schwedt. Queste opere sono esempi del genere del “concerto grosso”, forma musicale perfezionata verso la fine del Seicento. Il corpo strumentale nel concerto grosso è diviso in due sezioni di diversa consistenza: un gruppo di solisti (nella norma due violini e un violoncello o un clavicembalo) chiamato “concertino” o “soli” contrapposto all’intero corpo dell’orchestra, chiamato “grosso” o “tutti”. Non è una antitesi generica impostata sul semplice confronto di sonorità, ma una severa ripartizione del lavoro di carattere formale: al “grosso” spetta la narrazione del ritornello, al concertino i brani solistici, nel rispetto di parti e movimenti tipici della sonata a tre che verrà poi riconquista dal concerto solistico.
Nel proporre questa forma musicale, l’orchestra ha eseguito anche il Concerto Grosso n°8 op. VI “Fatto per la Notte di Natale” in Sol minore di Arcangelo Corelli (1653-1713): un omaggio ad uno tra i più grandi compositori del periodo barocco, del quale quest’anno ricorrono i trecento anni dalla morte. Essenziale per lo sviluppo di questa forma musicale, Corelli la approfondì spingendola al massimo della perfezione, sopratutto nel confronto dialettico tra il primo violino e gli altri.
In fine, il pubblico ha ascoltato il Concerto per Violoncello solo e Archi in Do minore e il Concerto per Violino solo e Archi in Re maggiore “Il Grosso Mogul” di Antonio Vivaldi (1678-1741). Quest’ultima esibizione è stata una vera rarità e gioia per il pubblico sulmonese perché è un concerto per flauto rinvenuto solo nel 2010 da Andrew Woolley nelle carte di Lord Robert Kerr, ora conservato al National Archives of Scotland. Lord Robert Kerr era un flautista e si pensa che avesse trovato il manoscritto durante un viaggio in Italia. L’opera rappresenta l’India (l’impero del Mogul) in una serie di quattro concerto nazionali, La Francia, La Spagna e L’Inghilterra andati perduti. Essi, secondo alcuni esperti, avrebbero costituito l’equivalente geografico dell’opera più nota di Vivaldi, Le quattro stagioni.
Anche questa volta la Camerata Musicale Sulmonese è riuscita a proporre un concerto di altissima qualità e raffinatezza dell’esecuzione. L’eccezionalità di questo ensemble barocco è quello di essere giovane, italiano e molto preparato: una nuova generazione perfezionata nell’antico repertorio che affronta le opere in termini filologici, con strumenti originali o copie di epoca barocca, applicando le regole esposte nei trattati coevi. Tutto è studiato e interpretato con attenzione, persino la posizione dei musicisti che hanno effettuato l’intera performance stando in piedi, rispettando il canone del tempo. Questo criterio offre la possibilità di confrontarsi in modo più diretto con le caratteristiche di un repertorio smisurato e ricco di capolavori strumentali e di pervenire all’estrema ricchezza di dettagli di tale repertorio. Dettagli quali l’uso, per gli strumenti ad arco, di corde di budello che hanno reso possibile una resa ed un ascolto da parte del pubblico vicinissimo alla concezione musicale degli autori e degli strumentisti dell’epoca.
La direzione di Ruben Jais, a cui va dato il grande merito di aver creduto a questo tipo di opera e di averla portata ad altissimi livelli, è bella ed efficace. Il maestro ha spiegato alla platea interessata tutte le peculiarità e curiosità di ogni concerto, creando un evento dinamico ed attivo, dove il pubblico è protagonista e non solo spettatore. E’ stato apprezzato e fruito a pieno il lavoro laborioso e filologico svolto in fase di studio e di concerto. Oggi è molto raro trovare questo modo di confrontarsi nello sviluppo della musica antica e non solo. Anzitutto anche a causa di un pregiudizio nato durante il neoclassicismo e tramandato fino al secolo scorso, nei confronti di questo periodo musicale.
In realtà la musica barocca è puro e giocoso desiderio di sorprendere e allietare lo spettatore: cambi inaspettati di tempo, passaggi di alto virtuosismo strumentale, utilizzo del contrappunto e della fuga, sono i principi che più qualificano la produzione musicale di questo periodo, unitamente ad un avanzato senso dell’improvvisazione.
L’ascolto della musica barocca, suonata con strumenti originali, con tempi sostenuti e non eccedenti, è sicuramente momento emotivo molto entusiasmante, ricco di forza e di vivacità. Questa esperienza ha concesso di avvicinare tutti al linguaggio musicale tipico di quel periodo che oggi, come ha giustamente sottolineato il Direttore Ruben Jais, è improprio eseguire su strumenti e con tecniche nati e perfezionati un secolo dopo, per soddisfare le esigenze sonore e non solo, delle grandi orchestre.
Prossimo appuntamento
Domenica 8 Dicembre 2013 ore 17:30 presso l’Auditorium dell’Annunziata verrà proposto un altro appuntamento imperdibile, un concerto realizzato nell’ambito del Progetto Circolazione Musicale in Italia del CIDIM con il sostegno della Fondazione Cariplo. Sul palco si esibiranno, per uno spettacolo dedicato a NINO ROTA, il Quintetto d’archi Heudlund e I Fiati italiani, Direttore Maurizio Colasanti. Per informazioni:
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