QUELLA STRANA STATUA IN CORSO OVIDIO
La statua che attira, suscita curiosità e fa discutere. In molti si fermano a guardarla, la osservano e vanno via scuotendo la testa forse non afferrando immediatamente il reale significato, credendo si tratti di una provocazione o di una forma di parodia come tentativo di voler fare il verso alla statua di Celestino V nell’omonima piazzetta lungo Corso Ovidio, zona sud. Nulla di tutto questo. male interpretazione. A svelarci l’arcano è stato oggi Alessandro Lucci, consigliere comunale sulmonese, il quale, insieme a Massimo Ciccone, ha realizzato l’opera d’arte in terra cruda, che raffigura l’Ercole Curino. “Siamo stati invitati a lavorare in questa piazza che ci è stata assegnata dal Parco Nazionale della Majella in occasione della tre giorni che si è svolta qui a Sulmona” spiega Lucci, premettendo che la statua questa sera verrà rimossa in quanto era parte della manifestazione terminata domenica sera. Doppio il significato, duplice lo scopo. L’intenzione era quella di voler dimostrare l’importanza delle architetture costruite utilizzate la terra come materiale primario, lavorata poi con acqua, paglia, utilizzata soprattutto per realizzare murature. “Anche case” precisa Lucci “A Pescomaggiore, paese nei pressi del Gran Sasso, alcune case sono state ricostruite dopo il sisma proprio con questo materiale”. Che sia stata male interpretata o non capita da molti cittadini lo si intuisce ascoltando il racconto del consigliere. “Ho imparato a lavorare la terra cruda per realizzare forni e muri, soprattutto nei paesi che fanno parte del Parco Majella. Ho voluto costruire questo monumento, e non i soliti forni, coinvolgendo anche Massimo che ha il suo studio di ceramista qui vicino, per riportare in questo angolo del centro storico lo schema presente sul Monte Morrone” ha continuato Lucci, riferendosi all’Eremo di Sant’Onofrio caro a Celestino V che guarda in basso il tempio di Ercole Curino. L’idea era proprio quella di ispirarsi alla storia di casa nostra, contestualizzando l’opera con il festival del Parco giocando su due dei quattro elementi naturali, come terra e acqua, mentre in piazza Garibaldi, con l’accensione della Farchia di Fara Filorum Petri dominavano fuoco e aria. “Abbiamo lavorato davanti a tutti, parlando e spiegando cosa stavamo facendo alla gente che si fermava. A chi è piaciuta, a chi no” ha detto Lucci. Un work in progress interrotto solamente durante le notti, quando atti vandalici ne hanno asportato pezzi o aggiunto altri, come l’ironico cartello poggiato da ignoti sulla statua. Non abbiamo voluto toglierlo” ha spiegato Lucci “perchè non abbiamo voluto leggere questi gesti come atti vandalici, ma come una sorta di partecipazione della città”.
Cartello aggiunto da ignoti, come atti di vandalismo hanno asportato parti della statua