METANODOTTO, REGIONE NON SI COSTUTUIRA’ DAVANTI ALLA CONSULTA
La Regione non farà ricorso. Secondo il presidente della Regione Gianni Chiodi non esistono margini sufficienti per intervenire davanti alla Consulta, sul caso (clicca qui) del Metanodotto e della centrale compressione gas che la Snam vuole realizzare a Sulmona. Caduti nel vuoto gli appelli dei comitati sulmonesi (clicca qui) affinchè la Regione difenda il suo territorio e quella legge regionale antigasdotto, con cui si bocciava il passaggio del metanodotto nella zona sismica abruzzese. La Giunta regionale, dopo una valutazione tecnica della vicenda e dopo il parere arrivato dall’Avvocatura regionale, ha deciso che la Regione Abruzzo non si costituirà davanti alla Corte Costituzionale nel giudizio di costituzionalità della legge regionale 14/2013 promosso dal Governo. “Abbiamo esaminato con attenzione il parere dell’Avvocatura regionale e delle strutture competenti – spiegano il presidente della Regione Gianni Chiodi e l’assessore all’Energia Mauro Di Dalmazio – e allo stato non esistono margini sufficienti per intervenire davanti la Consulta. Anche secondo l’Avvocatura regionale infatti, le tesi proposte dal Governo in sede di impugnativa davanti la Corte costituzionale potrebbero trovare facile adesione da parte dei giudici costituzionali”. In particolare, la legge 14/2013 riguarda in parte la vicenda del metanodotto che la Snam vuole realizzare a Sulmona. “Avremmo potuto tranquillamente autorizzare la costituzione in giudizio bloccando ogni polemica politica e strumentale – sottolineano Chiodi e Di Dalmazio – ed invece, per quel senso di responsabilità che contraddistingue questo governo regionale, soprattutto nella gestione delle risorse dei cittadini, riteniamo di evitare un ricorso dal destino segnato. Questo stesso senso di responsabilità – sottolineano – che vorremmo anche dal Partito democratico che sulla vicenda del metanodotto di Sulmona ha un atteggiamento ondivago e contraddittorio. A Pescara e all’Aquila autorevoli esponenti abruzzesi si oppongono a gran voce al metanodotto chiedendo leggi regionali ad hoc, a Roma il ministro competente, Flavio Zanonato, del Pd, si dichiara espressamente a favore dell’opera; la stessa cosa fa il sottosegretario De Vincenti, anch’egli esponente del Pd. Urge – concludono Chiodi e Di Dalmazio – posizione chiara, trasparente ed univoca del Partito democratico senza la quale le azioni e le tesi sostenute dagli esponenti di quel partito a livello regionale assumono un esclusivo valore strumentale e demagogico”.