ANCHE CAMPO DI GIOVE PERDE LA GUARDIA MEDICA
“E se per un’emergenza l’ambulanza avrà difficoltà a raggiungere in tempo Campo di Giove soprattutto quando nevica e la mobilità è ridotta?” E’ la semplice domanda, carica di preoccupazione e sconcerto, che si stanno ponendo gli abitanti del paese ai piedi della Majella, i quali, sul piede di guerra, non ci stanno a sentire che tra le 17 guardie mediche che l’Abruzzo perderà, secondo i tagli previsti dal decreto commissariale regionale del 27 agosto scorso, ci sia anche quella di Campo di Giove-Cansano. Per loro suona come l’ennesima spoliazione, basti pensare alla soppressione del treno (la Sulmona Carpinone), con annessa assenza del passaggio nel centro abitato dell’autobus sostitutivo. Ma quando si parla di salute e sanità, la preoccupazione sale e si fa più intensa, dato che l’ospedale più vicino, quello di Sulmona, dista circa 20 chilometri e un mezzo di soccorso impiegherebbe oltre 40 minuti per raggiungerlo percorrendo la strada provinciale di montagna, che dovrà sempre essere caratterizzata da un’impeccabile opera di manutenzione, al fine di agevolare il viaggio dell’ambulanza. L’amministrazione comunale non è nuova alla battaglia, dato che già qualche mese fa, in un incontro con il direttore generale della Asl, Giancarlo Silveri, aveva sottoposto il caso, con la speranza che il servizio restasse in queste zone di montagna dove nevica spesso e il maltempo è di casa. Sembra però che siano i numeri ad avere la meglio, penalizzando Campo di Giove che conta 800 residenti. La nuova riorganizzazione si basa sui parametri assistiti/strutture del Ministero, secondo cui da 1 per 5000 si passa a 1 per 3600 nelle aree disagiate, si prevede, quindi, la riduzione dei servizi di continuità assistenziale e quella contestuale dei medici. L’area più penalizzata, secondo i numeri, è quella del chietino, che ne vede cancellate 7, mentre nel teramano 5 , una a Pescara e 4 nell’aquilano. “Il Comune non si arrende” afferma con forza il vicesindaco di Campo di Giove Stefano Di Mascio annunciando che continueranno a battere i pugni sul tavolo nelle sedi opportune.