“SAPORI IN FESTA” A PETTORANO SUL GIZIO

Pettorano sul Gizio è tornano a vivere. Per una sera. Pullulava di gente sabato 17 agosto il paese che “canta in bocca a una fontana (…) la canzone dell’acqua del Genzana”. Uno dei Borghi più belli d’Italia dagli stretti vicoli, suggestivi angoli e  antiche piazze. Fioche luci e sedie sull’uscio delle case riportavano al tempo che fu, rimasto intatto come una bella cartolina, ancora viva. Il rumore dell’acqua, quella buona che a filo sgorga dalle fontanelle in pietra, gioiellini regalati dalla storia, ha accompagnato la serata dei “Sapori in festa”, apprezzata da molti habituè e scoperta da tanti turisti. Degustazioni di vini locali, prodotti tipici della Valle Peligna, assaggi degli chef ristoranti del posto e del sulmonese “Clemente”. Band nei punti più strategici accontentavano i diversi gusti musicali. Tra salite e discese un sentiero gastronomico e  stand di antichi mestieri, con la libertà di assaporare qui e là prelibatezze del territorio di casa nostra, dalle tipiche pizzelle alle trofie con gli “orapi” (una sorta di spinacio selvaggio), dalla polenta rognosa tutta pettoranese alla “zuppa del pastore”. Piacevole serata, dunque, anche in questo quinto anno consecutivo, che a noi piace raccontare attraverso le immagini e le parole di una poesia di Monaco intitolata “L’acqua de Pettrane” da Nu paese nevelle (Un paese da nessuna parte) 1997. 

Canta Pettrane ‘m mòcca a le funtane
‘n cima a na piazza, abballe pe’ na via,
a canzone de l’acqua d’iù Genzane-
che va e remane, passa e nen s’abbia!
Chi ci- à bevute e se ne va luntane,
se pòrta chiusa’m bonne na vulia;
ca nen ce sta n’atr’acqua au monne sane
dòlce ‘mma chèlla d’iù paèse sia.

Acqua de fònte e cìale de canale,
‘mma chième fòrte dèntre a chi te ‘scota!
I’ che t’assapurètte da quatrale,
ne’ me te scòrde chiù da chèlla vota.

Canta il paese in bocca alle fontane, /nel largo di una piazza o su una via,/la canzone dell’acqua del Genzana-/che va e rimane, passa e non si avvia!/ Chi l’ha bevuta e un giorno si allontana,/ porta nel sangue i morsi di una sete/ che non c’è acqua al mondo che risana,/ se non è quella sua – del suo paese./Acqua di fonte e cielo di canale,/tu chiami forte in fondo a chi ti ascolta!/Ed io che da ragazzo ti provai,/non ti ho scordato più, da quella volta.

 

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antiche cantine (sotto antiche case) visitabili per l’occasione

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