L’ADDIO DELLA CITTA’ A FULVIO DI BENEDETTO
Un’intera città ha voluto esserci oggi pomeriggio dentro e fuori la chiesa di Cristo Re per l’ultimo saluto a Fulvio di Benedetto, candidato sindaco deceduto improvvisamente ieri stroncato da un infarto fulminante durante un incontro elettorale (clicca qui). A un lato dell’altare gli alpini dell’Unuci, sulla bara una maglia dell’associazione arbitri, di cui l’ingegnere faceva parte. Semplice e composta la funzione religiosa celebrata da Don Waldemar, insieme ad altri cinque parroci, il quale nell’omelia ha ricordato che in questo momento la fede diventa preghiera e “la nostra preghiera è per Fulvio e per la sua famiglia, intorno alla quale ci stringiamo in questo momento di dolore anche con un rispettoso silenzio. Vogliamo unirci insieme, stretti in un unico abbraccio che può costruire una fede più forte”. Rivolgendosi idealmente a Fulvio ha detto il parroco “grazie per quanto ci hai dato, per quanto ci volevi dare e per quanto continuerai a darci con la tua preghiera verso il Padre affinchè familiari e amici ricevano la forza di vivere questi momenti dolorosi”. E’ stato ricordato che “Fulvio aveva il grande progetto di collaborazione, dobbiamo far sì che diventi patrimonio di tutti. Così lui vivrà con noi”. Il sacerdote ha voluto che le offerte raccolte con la questua fossero devolute “all’associazione per le malattie di cui sono affetti i suoi figli”, l’Aisa 8Associazione Italiana per la Lotta alle Sindromi Atassiche) presieduta proprio dall’ingegnere. Poco distante dall’altare, seduto in solitaria, c’era il vescovo Angelo Spina, mentre ai primi banchi la moglie Asteria, insieme alle nipoti e al fratello, il presidente del tribunale di Sulmona, mentre uno dei due figli assisteva affacciato alla finestra del palazzo di fronte. Una grande emozione era percepibile tra la folla che commossa gremiva la chiesa. Un forte applauso ha accompagnato la bara sul sagrato in piazza Capograssi. Non hanno voluto mancare all’estremo saluto per Fulvio Di Benedetto nomi noti del mondo della politica locale, la senatrice Paola Pelino, i candidati sindaci, i candidati consiglieri di diverse liste, alcuni sindaci dei comuni limitrofi, il presidente della Comunità Montana Peligna, l’ex procuratore di Sulmona Federico De Siervo, le autorità militari. E tanta, tantissima gente che gli voleva bene e lo ricorda come una persona eccezionale, per bene, dal grande cuore.
Pubblichiamo di seguito il ricordo di Fulvio Di Bendetto firmato da un giovane, Pierlorenzo Puglielli, affidato alle pagine virtuali del social network. Toccante e delicato il ritratto che ne dipinge.
“Le parole servono a ben poco quando la morte colpisce un uomo vicino con cui abbiamo parlato e scambiato idee in tante e differenti occasioni. Adesso però, col cuore appesantito, sento che un ricordo di Fulvio è necessario, se non altro perché lo conoscevo da quando avevo 3 anni. Fulvio è stato prima di tutto il papà di Aldo, poi l’arbitro delle nostre partitelle di calcio il sabato pomeriggio, dopo l’accompagnatore alle prime partite del Pescara in serie A. Fulvio ci ha insegnato a giocare onestamente e per divertimento, ma senza dimenticare il senso dell’impegno in campo perché, diceva, è vero che l’importante è partecipare, ma se si vince è meglio. Anche quando ero un bambino con Fulvio sono sempre stato a mio agio perché era capace di trovare un linguaggio condiviso con tutti. Fulvio è stato il primo genitore che durante le feste di compleanno organizzava spettacoli di teatro che filmava con la sua telecamera. Fulvio ha progettato la casa dei miei genitori, la casa dove sono cresciuto. Quando è morto Aldo, Fulvio mi ha telefonato per darmi la notizia e dopo il funerale, sorridendo, ha detto che la vita è una mescolanza inscindibile di gioia e dolore; Aldo non c’era più e lui soffriva per questo ma nello stesso tempo era felice che il figlio si fosse finalmente liberato di tanta sofferenza. In questo ultimi mesi su FB mi ha esortato più volte a incanalare la fantasia verso progetti di scrittura più grandi e io gli rispondevo in maniera dadaista per provocarlo e lui, come al solito, rideva chiedendomi il nome del mio spacciatore. È vero come si dice in queste occasioni che la vita continua, però senza un uomo intelligente, onesto e con un bel senso dell’ironia, proseguirà in maniera diversa. Se tutto questo soffrire ha un senso, spero che Sulmona capisca che non è più tempo di sfide inutili che mettono a dura prova gli animi e i corpi dei suoi cittadini. Ciao ciao Fulvio”