PDL, MARE FORZA NOVE
Mare in burrasca in casa del Pdl sulmonese più spaccato che mai in vista delle elezioni di maggio. Da una parte la candidatura del vicesindaco uscente Enea Di Ianni, sostenuto dalla maggioranza del Pdl sulmonese, composta dall’ex sindaco e assessori, movimenti civici e tre partiti del centrodestra (Casapound, La DestraStorace, Fratelli d’Italia), dall’altra quella di Luigi La Civita, voluta dalla senatrice sulmonese Paola Pelino con il placet degli esponenti del Partito di Berluconi a Roma (clicca qui). Si continua a viaggiare su binari paralleli in maniera ostinata da entrambe le parti. Dure critiche arrivano dal coordinatore provinciale del Popolo della Libertà, Alfonso Magliocco, che aveva bocciato la candidatura di La Civita ritenendola non aggregante e minoritaria. Attacco diretto all’operato della Pelino che sarebbe andata contro lo statuto. “A Sulmona” afferma Magliocco in una nota “la senatrice Pelino ha prima scelto di muoversi in una logica di coalizione quando ha deciso di partecipare a tutte le riunioni tenute dal tavolo (comitato elettorale di coalizione) salvo poi, scoprendo di essere in minoranza, inventarsi una soluzione personale non prevista dallo statuto e di rottura della coalizione”. Sottolinea che “se il Pdl avesse voluto esprimere una candidatura autonoma e non di coalizione, lo statuto del partito imponeva dei percorsi che sono stati disattesi. La sortita giornalistica della senatrice Pelino non ha tenuto conto di quanto è previsto dall’art. 25 dello statuto del Pdl”. Spiega, poi, il coordinatore provinciale che ” il metodo del tavolo del centrodestra si è reso indispensabile affinchè tutti i soggetti partecipanti (coalizione) avessero pari dignità e soprattutto tutte le forze politiche e civiche potessero partecipare alla definizione di una candidatura unitaria del centrodestra. La volontà di demandare la decisione a due soli esponenti del PDL e quindi ad un consenso non rappresentativo dell’intero centrodestra, e men che meno dell’intero PDL (provocando, anzi spaccature) si è tradotto in un vantaggio offerto al centrosinistra che, viceversa ha avuto la capacità di ricompattarsi. Ribadendo che lo statuto non prevede ciò che la Pelino ha inteso fare ci si chiede se “anche in Abruzzo” è vigente lo statuto del PDL e se, conseguentemente, esso è uno strumento “giuridicamente rilevante” oppure se esso può essere considerato semplice “carta straccia” da usare o disattendere a seconda delle personali esigenze della “casta”.
g.s.